Il lamento di Cattaneo, assessore formigoniano, accolto dalle proteste su Internet. Per la provocazione, è lui che la chiama così, ha scelto un hashtag che dice già quasi tutto: politicopazzomavero.
Perché una pazzia Raffaele Cattaneo ieri l’ha fatta davvero. «Mi vogliono tagliare l’indennità, uno come me che non ruba e non ha conti all’estero cosa deve fare?». In tempi di grillismo, antipolitica, costi della casta, piangere pubblicamente miseria per i tagli in arrivo allo stipendio da assessore ai Trasporti di Regione Lombardia è gesto quantomeno stravagante. Lo sfogo via Twitter era iniziato così: «Ho letto il decreto sul taglio alle Regioni; drastica riduzione dell’indennità entro il 30 novembre e nessuna pensione. Dunque: non rubo e quindi non ho tesori all’estero. Vivo di ciò che fra un mese mi verrà dimezzato e tra mutuo, rette, ecc. non so come fare. Se fossi rimasto un dirigente guadagnerei già ora di più, figuriamoci dopo i tagli. Che faccio? Siamo sicuri che così la politica migliorerà»?
Chi è Raffaele Cattaneo? Lui si definisce in pochissimi tratti: formigoniano, sposato felicemente con 3 figli, interista, di Varese. Qualche elemento biografico in più aggiungerebbe che è figlio di un operaio specializzato delle Ferrovie Nord, che si è laureato alla Cattolica e che è entrato al Pirellone come assistente dell’allora presidente dc Piero Bassetti. Poi, con Formigoni, la carriera. Dirigente e poi assessore. Sempre dietro ai treni o per nuove autostrade. Ciellino di ferro, Cattaneo. E recordman, nella sua Varese, di preferenze, 14mila, che gli hanno fatto vincere più d’un derby con i candidati leghisti locali. Assessore superattivo. Se coi comitati di pendolari la polemica è quasi quotidiana, tutti, anche gli avversari politici, gli riconoscono comunque competenza e impegno. Cattaneo oggi guadagna in media ottomila euro al mese, oltre al «rimborso» (duemila euro circa) da consigliere d’amministrazione di Sea. Che cosa le è venuto in mente, assessore? «Guardi, mi trovavo a un’assemblea con i sindaci lombardi preoccupati per i tagli in arrivo da Roma. Gente che per pochi euro si batte per il proprio territorio, per il bene comune. E non ci ho visto più. E ho voluto calcare i toni apposta, e provocare. Perché dietro quest’idea ne vive un’altra pericolosissima e cioè che la politica non vale nulla. E invece chi fa politica ha molte responsabilità. Io ho un budget di quasi due miliardi di euro e muovo investimenti pubblici per quasi trenta. Un manager privato di un’azienda con fatturati analoghi guadagna qualche milione di euro. Così non miglioriamo la politica, la affidiamo solo ai mediocri. E poi, mi faccia dire, c’è un altro rischio. Che è quello di buttare via il bambino con l’acqua sporca. Indebolendo le autonomie locali s’indebolisce la democrazia. Hanno messo in ginocchio i Comuni, dimezzato le Province, ora è il turno delle Regioni. Cancelliamo la democrazia e avremo finalmente costi zero, ecco cosa volevo dire». Dice poi Cattaneo che Formigoni, «il presidente», non sarà probabilmente contento della «pazzia» del suo assessore. «No, non l’ho avvisato. Rivendico il gesto come una mia iniziativa personale».
Il testo preparato dal governo stabilisce che le indennità di consiglieri e assessori andranno adeguate a quelle della Regione più virtuosa: poco più di 4 mila euro all’anno. Davvero un politico non può vivere di così poco? Il leghista Daniele Belotti, che nella giunta di Formigoni si occupa di urbanistica, è d’accordo col collega solo a metà: «No, io penso invece che il segnale del governo sia importante, anche se non mi piace il centralismo e non sopporto che sia Roma a prendere le decisioni per la Lombardia. Però devo dire anche che mi fa andare in bestia che per colpa di qualche farabutto tutti passino per ladri». Fabio Pizzul, consigliere d’opposizione per il Pd, è stato tra i primissimi a pubblicare online il suo stipendio mensile. «Cosa penso delle parole dell’assessore? Lo dissi già in campagna elettorale che consiglieri e assessori dovevano guadagnare la metà. All’epoca venni preso come un idealista, i fatti ora mi stanno dando ragione».
Il verdetto della rete, del popolo della rete, è invece senza appello. Il «politico pazzo ma vero»? «Vada a lavorare, un lavoro vero però», il commento più ricorrente.
Andrea Senesi – Corriere.it – 7 ottobre 2012