Milioni pubblici regalati ai partiti. Consulenze d’oro agli amici. Moltiplicazione degli incarichi. E sulla Polverini cala il sipario. Anche Panorama sanità aveva dedicato alla presidente una nota per aver goduto di una corsia preferenziale duirante un ricovero
Renata Polverini? «Sembra la bella addormentata. Da due anni e mezzo fa la presidente della Regione Lazio a sua insaputa».
A Roma la battuta circola da lunedì scorso, da quando la governatrice più sanguigna d’Italia ha chiesto ai consiglieri di destra uno scatto etico. «Sennò mi dimetto. E’ una vergogna, chiedo scusa a tutti i cittadini, è una catastrofe politica peggiore dell’alluvione di Firenze del 1966 (che causò 34 morti, ndr.). I tumori che stanno qui dentro, come erano nella mia gola, vanno estirpati oggi», ha urlato ai suoi parlando dello scandalo di Franco Fiorito, l’ex tesoriere del Pdl che ha speso centinaia di migliaia di euro destinati al suo partito per comprare auto di lusso, cene a base di ostriche, bottiglie di champagne e cravatte di Marinella.
«Auguro a lui buon lavoro, la sua competenza ed esperienza sono il miglior biglietto da visita nell’interesse di tutti i cittadini del Lazio», aveva invece detto Renata quando Fiorito fu eletto capogruppo. Ed è stata proprio lei, insieme ai suoi assessori e ai gruppi che la appoggiano (compresa la “Lista Polverini”) ad aver trasformato la Regione Lazio in una sorta di “manuale della Casta”, in un ente ormai metafora perfetta di spartizioni di poltrone e accaparramento di prebende, in un Palazzo famoso per il boom di commissioni inutili e costose, popolato da assessori esterni con pensioni a vita e consulenti pagati a peso d’oro.
SOLDI AI GRUPPI
Partiamo dalla vicenda Fiorito. I soldi che l’ex tesoriere ha girato sui suoi conti correnti sono quelli destinati ai partiti presenti in Consiglio regionale.
Le erogazioni arrivano grazie alle cosiddette “manovre d’aula”, che da sempre servono a finanziare opere pubbliche, sagre e manifestazioni assortite sponsorizzate dai singoli consiglieri.
Fino ai tempi di Francesco Storace l’elenco dei finanziamenti era inserito in bilancio, e diventava dunque pubblico. Piero Marrazzo impose un modello più limpido: i fondi venivano erogati solo dopo un bando pubblico, che veniva poi formalizzato in una delibera
Con l’avvento della Polverini, invece, la trasparenza è andata a farsi benedire. Il parlamentino del Lazio ha deciso che i soldi fossero gestiti direttamente dalla presidenza del Consiglio regionale che da due anni gira il malloppo ai vari gruppi.
Nessun bando, nessuna evidenza pubblica: 15 milioni di euro l’anno, circa 211 mila euro di media a consigliere (quattro volte la cifra che spetta ai deputati) finiscono così nelle tasche dei partiti che provvedono a spenderli. Chi ha approvato nell’agosto 2010 la nuova procedura? Tutti i gruppi politici, compreso quello della governatrice che (a differenza di Pd, Sel e Radicali) non ha ancora dichiarato come ha speso il denaro ricevuto. Il quale, ricordiamolo, può essere usato solo ed esclusivamente per le attività politiche.
Non è tutto. Non risulta nemmeno che la Polverini si sia mai battuta contro l’esplosione incontrollata di gruppi consiliari, vero caso nazionale. Già: i 71 consiglieri si sono divisi in 17 gruppi diversi, di cui ben cinque nati durante la legislatura. I “monogruppi” composti da una sola persona sono otto. Come mai questo boom? Presto detto: ogni presidente, anche di se stesso, ha diritto a un’indennità aggiuntiva di 891,50 euro netti mensili, e può assumere fino a sette collaboratori tra consulenti, segretari e adetti stampa. Una manna a cui nessuno, in Regione, ha detto no.
ASSESSORI BOOM
Se i monogruppi sono una moda diffusa in tutte le regioni italiane, la Polverini è direttamente responsabile dello scandalo degli assessori esterni. Invece di prenderli dal Consiglio, Renata li ha pescati tra i trombati del Pdl rimasti a casa dopo il pasticciaccio della mancata presentazione della lista romana del Popolo della libertà.
La Polverini ne ha chiamati 14 sui 16 totali, tra loro si contano anche due esclusi eccellenti candidati nella sua lista. Per pagare gli stipendi alla nuova truppa s’è dovuto fare addirittura una variazione in bilancio, che obbliga i cittadini del Lazio a spendere 5 milioni in più ogni anno. Non solo.
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A Natale dell’anno scorso, mentre la giunta era concentrata a tagliare ospedali, trasporti, spese per la cultura e imponeva un’addizionale Irpef tra le più alte d’Italia, gli assessori di Renata e tre consiglieri decaduti hanno avuto in dono il vitalizio, ossia la pensione a vita.
Un emolumento che prima era appannaggio solo dei consiglieri eletti. Luciano Ciocchetti e Teodoro “Er Pecora” Buontempo sono i più fortunati, visto che potranno sommare la pensione regionale a quella parlamentare. Per la Polverini non si trattava, comunque, di privilegi. «C’era un’anomalia solo del Lazio che non equiparava gli assessori ai consiglieri regionali, era discriminante», spiegò serafica davanti alle proteste dell’opposizione.
LA CASTA DELLA REGIONE
La governatrice e la lista che l’appoggia non si sono fatti scrupoli nemmeno quando, nel febbraio del 2011, i consiglieri regionali hanno deciso di aumentare le commissioni consiliari, che sono passate da 16 a 20. Quarantacinque voti favorevoli, solo due contrari, e nessuna nota critica da parte della presidenza.
L’aumento ha consentito ai partiti una nuova distribuzione di pani e pesci: i presidenti degli organismi sommano infatti al lauto stipendio da consigliere regionale altri 891,50 euro (circa 600 euro, invece, sono destinati ai vicepresidenti), oltre alla possibilità di assumere cinque tra segretari e portaborse, senza dimenticare l’auto blu e arredi vari per i nuovi uffici. Oggi le commissioni sono 19 (una, quella dedicata alla candidatura di Roma alle Olimpiadi del 2020, è stata cancellata): tre in più di quelle presenti alla Camera e al Senato. Costo complessivo tra bonus e spese varie di 19 presidenti e 57 vice: oltre 7 milioni l’anno. Nessuna Regione, in Italia, fa peggio.
Il consiglio, che in due anni ha varato solo otto leggi, alla fine costa 95 milioni l’anno, il triplo di quello della Toscana. Colpa anche dello stipendio dei consiglieri che, considerando le varie indennità e la diaria, arriva a oltre 12 mila euro netti al mese (in Lombardia prendono la metà), ai rimborsi spese ritoccati di continuo verso l’alto (chi usa la propria auto per arrivare alla Pisana può chiedere centinaia di euro al mese, basta autocertifichi che il proprio domicilio sia almeno a 15 chilometri di distanza dalla sede del consiglio), all’uso smodato dei consulenti esterni, pagati milioni per effettuare, tra l’altro, «studi su regolamenti regionali» e «cura della comunicazione per il garante dei detenuti».
RENATA DEGLI SCANDALI
«Io non mi voglio vergognare di uscire di casa. Voglio guardare la gente in faccia», ha gridato ancora Renata citando pure «lo sfracellamento» della Costa Concordia (30 morti e due dispersi, ndr.).
Ma a spulciare le delibere le spese pazze fatte da lei e la sua giunta sembrano infinite. Dall’inizio della legislatura tra presidenza e assessorati sono state assunte a chiamata diretta 283 persone per un costo ulteriore di 20 milioni l’anno. «La segreteria della Polverini», accusa il Pd, «ha 13 membri e non 8 come dice lei, e se consideriamo l’ufficio di gabinetto della presidenza fanno 25. In tutto il personale della segreteria della giunta è arrivato a quota 212 unità». Un esercito.
Il fotografo personale di Renata «costa 75 mila euro l’anno», mentre le decine di dirigenti esterni molto di più. Un anno fa il Tar bocciò l’assunzione di nove di loro perché la nomina era stata fatta in barba «alle più elementari regole di pubblicità e partecipazione».
La Polverini se ne fregò, spiegando che «i poteri forti» non l’avrebbero fermata: qualche mese dopo assunse in Regione Gabriella Peluso, compagna del fedelissimo segretario generale della Regione, Salvatore Ronghi. Lui prende 189 mila euro l’anno, la fidanzata ha strappato un contratto da 122 mila euro l’anno per dirigere la fondamentale «struttura per l’attuazione delle politiche regionali e del programma di governo».
E visto che Renata la moralizzatrice, oltre a non dimenticare mai gli amici, porta anche fortuna, 184 mila euro sono finiti in cassa anche a Francesco Miscioscia, un pubblicitario candidato nella lista Polverini che ha vinto – sarà un caso – una gara per realizzare una campagna promozionale su tram e autobus. La Corte dei conti indaga.
L’Espresso – 20 settembre 2012