Il pacchetto Passera per la crescita resta incagliato nella rete della Ragioneria. I tecnici di Via Venti Settembre avrebbero chiesto nuove verifiche sul testo ‘confezionato’ dal ministro dello Sviluppo economico, che prevede una serie di benefici fiscali per le start-up.
Tra cui anche uno sgravio sulla contribuzione dei nuovi assunti per almeno due anni. Sulla portata economica dell’intervento, però, non circolano stime: evidentemente sui costi delle misure non c’è accordo. Oltre alle start-up, il provvedimento per la crescita dovrebbe contenere misure per l’agenda digitale e una serie di semplificazioni studiate assieme al ministro perla Funzione pubblica Filippo Patroni Griffi. Il decreto sembrava quasi pronto la scorsa settimana: ieri il nuovo stop.
STOP DEI TECNICI Non è affatto certo quindi che le misure arrivino sul tavolo del consiglio dei ministri giovedì, data limite indicata più volte dalle indiscrezioni. Il problema restano le risorse. Il ministro Vittorio Grilli ha dichiarato più volte che per ora il governo è impegnato a reperire i fondi per evitare l’aumento dcll’Iva, cioè circa 6 miliardi. Finanziare altre misure appare difficile, anche perché le richieste si moltiplicano. Ieri il presidente di Rete imprese Italia, Giorgio Guerrini, è tornato a chiedere un taglio all’Irap e una esenzione Imu sugli immobili produttivi. Sull’imposta sugli immobili è intervenuto anche il direttore del dipartimento delle Finanze del ministero, difendendo l’introduzione della tassa che ha adeguato il profilo della tassazione italiana a quella degli altri Paesi, ma auspicando una sua applicazione -più equa» con la revisione delle rendite catastali. Purtroppo anche questa partita è ancora molto lenta, e difficilmente sarà concluso entro la legislatura. Intanto il governo è alle prese con l’aggiornamento del Def (documento di economia e finanza) da presentare il 20 settembre. È probabile, però, che anche questo sarà rinviato, visto che nello stesso giorno l’Istat divulgherà il dato su fatturato e ordinativi per l’industria italiana in luglio. In ogni caso l’esecutivo si appresta a rivedere al ribasso le stime del Pil sia di quest’anno che dell’anno prossimo. P molto probabile che anche per il 2013 non si esca dalla recessione, o al più si resti vicini allo zero. Per il 2012 le ultime stime ufficiali, quelle del Def diffuse ad aprile, vedevano un’economia in calo dell’1,2%. Ma le previsioni dei principali istituti nazionali e internazionali sono decisamente peggiorate e indicano per l’Italia una decrescita tra il -2% e il -2,4%. Da anni anche il governo aggiorna le stime restando in linea con quelle dei grandi istituti internazionali. I tecnici stanno limando ancora gli ultimi dati e, secondo quanto si apprende, ci si starebbe orientando sul -2,2%. Anche per il 2013 ci sarà una revisione al ribasso rispetto al 0,5% di aprile scorso.
L’Unità – 19 settembre 2012