La cancellazione dell’etichettatura facoltativa delle carni bovine è una sconfitta per i consumatori europei che vogliono sapere cosa mettono nel piatto e per gli allevatori, prima di tutto italiani, che lavorano sulla qualità e l’eccellenza. Lo afferma la Cia-Confederazione italiana agricoltori, commentando la decisione dell’Europarlamento che oggi ha bocciato per otto voti l’emendamento che prevedeva il mantenimento della misura. Leggi anche “Otto traditori italiani ci tolgono la carne doc”
Creata negli anni Duemila in corrispondenza con lo scoppio dell’epidemia di “mucca pazza” -ricorda la Cia- il sistema dell’etichettatura facoltativa, fondato e gestito dai produttori, è diventato essenziale in questi anni per garantire al 100 per cento le scelte dei consumatori, informandoli correttamente non solo sull’origine della carne, ma fornendo loro altre informazioni utili per un acquisto consapevole e trasparente: la razza e l’età del bovino, il mangime utilizzato, tutte le fasi della filiera dall’allevamento al macello al punto vendita.
Anche per i nostri allevatori è sempre stato uno strumento in più per qualificare la produzione bovina “made in Italy” -continua la Cia- mentre adesso la Ue compie un grave passo indietro, premiando chi preferisce poche e anonime informazioni.
Non è bastato il pressing degli europarlamentari italiani, primo fra tutti il presidente della Commissione agricoltura del Parlamento europeo Paolo De Castro -conclude la Cia-. Ora il governo si impegni perché venga ripristinata una normativa che è indispensabile per tutelare non solo i cittadini, ma anche i nostri allevamenti “doc”.
LEGA, ABOLIZIONE ETICHETTATURA FACOLTATIVA CARNI BOVINE È UN DISASTRO
«L’abolizione del sistema di etichettatura facoltativa è una misura assurda, che andrà a danneggiare gli allevatori, e gli stessi consorzi, che hanno chiesto a gran voce di mantenere la possibilità volontaria di riportare in etichetta una serie di informazioni aggiuntive a quelle obbligatorie, proprio per aumentare gli standard di qualità dei prodotti agroalimentari. Non solo. Così facendo, si favoriranno i produttori meno trasparenti a danno dei consumatori europei». Questa è la reazione degli eurodeputati della Lega Nord, Oreste Rossi e Giancarlo Scottà, membri rispettivamente delle commissioni Ambiente e Agricoltura, al voto positivo della plenaria dell’Europarlamento, a Strasburgo, agli emendamenti alla proposta di direttiva in merito all’identificazione elettronica dei bovini, con cui si sono abolite le disposizioni relative all’etichettatura facoltativa delle carni bovine. La plenaria, tuttavia, non ha dato un voto definitivo sulla proposta, che è stata rinviata alla commissione Ambiente per aprire i negoziati in prima lettura con il Consiglio.
«Se il Consiglio dovesse seguire la linea dell’Aula, esprimendosi a favore della soppressione dell’etichettatura facoltativa -spiega Rossi- non avremmo vie di scampo. Il testo, come emendato oggi, infatti, è un vero e proprio controsenso. Da un lato, si dà facoltà agli Stati membri di introdurre l’obbligo per gli allevatori di utilizzare l’identificazione elettronica, per ottenere dati più affidabili e rafforzare la tracciabilità e la sicurezza alimentare in modo volontario, mentre dall’altro si abolisce l’etichettatura facoltativa, e quindi la possibilità di dare informazioni certificate sulla razza e il sesso dell’animale, l’alimentazione utilizzata, l’età del bovino ed ulteriori indicazioni che possano contraddistinguere, nettamente, una tipologia di carne bovina da un’altra». «In Commissione Agricoltura -gli fa eco il collega Scottà da sempre in prima linea, insieme a Rossi, sulla qualità dell’agroalimentare- si sta lavorando in maniera del tutto opposta, ovvero affinché i nostri agricoltori possano comunicare, nella maniera più trasparente possibile, i dati riguardanti i prodotti che commercializzano».
«Non si può pretendere -sottolinea Scottà- di parlare di qualità e tutela del consumatore quando poi, a quest’ultimo, vengono tolte le informazioni necessarie per poter scegliere liberamente il prodotto che acquista, influenzando di conseguenza il mercato e l’offerta». «Al di là del risultato negativo -concludono i due europarlamentari del Carroccio- vogliamo ringraziare i consorzi, in particolare, Fabiano Barbisan e Giuliano Marchesin, ossia il presidente e il direttore del Consorzio L’Italia zootecnica e di Unicarve, l’Associazioni dei produttori di carni bovine del Triveneto, per la stretta collaborazione che vi è stata, in questi mesi, affinché tale provvedimento non passasse».
Agenparl – 12 settembre 2012