Domattina si riunirà il direttivo regionale della Liga, convocato dal segretario Flavio Tosi con un unico punto in votazione: la riformulazione della richiesta di commissariamento del segretario della federazione di Padova Roberto Marcato, già deliberata in via esecutiva nella seduta precedente ma in aperta violazione dello statuto che riserva tale facoltà alla commissione federale di garanzia e disciplina di via Bellerio, che venerdì discuterà il caso.
Tosi contesta a Marcato la violazione delle regole di lealtà interna, accusandolo di «delegittimare» la sua leadership sancita dal congresso. Il padovano replica respingendo l’addebito e precisando di aver esclusivamente sottolineato il primato del segretario Maroni nelle scelte di partito. Falliti i tentativi di mediazione tra le parti, a vuoto anche il breve faccia a faccia tra i due, la seduta di giovedì si limiterà a ratificare la richiesta del segretario-sindaco di Verona; peraltro, le modalità della sua convocazione hanno suscitato irritazione e protesta tra i parlamentari bossiani – Massimo Bitonci, Paola Goisis, Corrado Callegari – impegnati alla Camera e perciò impossibilitati a prendervi parte. L’ultima parola, quindi, spetterà alla commissione di Milano. A presiederla è Umberto Bossi ma la circostanza non autorizza Marcato e la sua corrente “lealista” a coltivare aspettative rosee. Il Senatur non dispone del diritto di veto (invano l’aveva sollecitato al congresso di Assago che ha segnato la sua uscita di scena) e tra i commissari – accanto allo stesso Roberto Maroni – prevalgono nettamente i “barbari sognanti”, a cominciare da Marino Finozzi, assessore al turismo nella giunta Zaia e fedele seguace tosiano. Giochi fatti allora, e trasloco imminente per Marcato? Così parrebbe: senza dubbio Bossi proverà a difenderlo – sollecitato in tal senso dalla pasionaria Goisis, in missione “diplomatica” in via Bellerio – ma i rapporti di forza sono inequivocabili. Qualcuno aveva ventilato l’intervento pacificatore di Maroni, desideroso di evitare il riaccendersi dei contrasti intestini in una fase sofferta e cruciale per il futuro della Lega. Ma ciò equivarrebbe a sconfessare il suo delfino: «Dobbiamo esportare il modello Verona in tutte le regioni settentrionali», ha affermato Bobo e a più riprese. Improbabile che ora intenda indebolire il sindaco artefice dello scoppiettante successo scaligero. Proprio questo è il punto: l’alleanza «Prima il Nord» che il segretario federale ipotizza, raccoglie la strategia tosiana di affiancare liste civiche, personalità indipendenti, cattolici moderati e pidiellini in fuga nel sostegno al candidato leghista di turno, con il Carroccio nocciolo duro ma minoritario di un cartello frastagliato. Prospettiva che i postbossiani respingono in nome dell’identità originaria del movimento, non liquidabile – affermano – in un calderone elettorale avente quale unico collante, la fedeltà «personale» al leader ricerca del potere. Corollario. La probabile rimozione di Marcato sarà accolta alla stregua di un’epurazione dalla corrente “lealista”, che marcheranno ulteriormente le distanze dai “barbari” di Tosi e Maroni: esclusa – al momento, almeno – una scissione, i ribelli si costituiranno in opposizione radicale organizzata. Una Lega nella Lega, già.
Filippo Tosatto – Il Mattino di Padova – 5 settembre 2012