Esplode la polemica dopo la chiusura del day hospital del Centro per i disturbi alimentari per tre settimane. I genitori paventano la cancellazione del servizio. La lettera inviata al dg Alessandri parla di «decisione scandalosa» Fantuz assicura: «Non si chiude Sospensione dovuta alle ferie»
«No. Il Centro per i disturbi alimentari non chiude. La sospensione del day hospital per alcune settimane è stata causata solo da motivi contingenti, perché il personale doveva fare le ferie. Si erano diffuse delle voci perché la dottoressa Piva che lo dirigeva è andata in pensione e perché sembrava che anche il dott. Munno volesse andare via. Invece per la Piva stiamo pensando a una sostituzione adeguata. Quanto a Munno è rimasto a lavorare al San Bortolo. Ha ancora un contratto a termine, ma ora abbiamo bandito un concorso».
Il direttore sanitario del San Bortolo Eugenio Fantuz respinge apprensioni e timori. «Dobbiamo decidere se aggregarlo al dipartimento di psichiatria come avviene altrove dove esiste un servizio del genere, o se agganciarlo definitivamente al territorio. Ci vuole una soluzione di lunga prospettiva. Il Centro per la sua plurifunzionalità deve avere un assetto più stabilizzato, anche se visti i tempi non oso parlare di potenziamento».
Ma Fantuz tranquillizza e rassicura. Eppure molte nubi si sono addensate sul futuro di un Centro in cui si curano problemi comportamentali piuttosto gravi, spesso drammatici, che fanno sempre più vittime fra i giovani di oggi: anoressia, bulimia, obesità. Per i genitori di questi pazienti particolari, per lo più giovani e giovanissimi, è stata un´estate tribolata in cui si è temuto il peggio. Si sono mobilitati. Sono partite lettere. E le preoccupazioni non si sono dissolte. Dice un genitore: «Per quanto ne so io le condizioni del Centro sono precarie. La dottoressa Piva, che era la responsabile, ha dato preavviso di pensione a fine luglio. Il dott. Munno lavora addirittura da una decina di anni con contratti vari, se ne stava andando a fine luglio, è stato richiamato in extremis. Un secondo medico, la dottoressa Meneghini, che lavora a Borgo Trento, ha un contratto con Vicenza per 12 ore alla settimana. Non so quale sia lo status degli altri operatori. Le segretarie temono di essere lasciate a casa perché c´è voce di un progetto di esternalizzazione del loro incarico».
La protesta è esplosa, quando si è saputo della sospensione del day hospital fino al 20 agosto, con una lettera fatta recapitare a Paola Costa, coordinatrice dei distretti, dalla quale il Centro, come servizio territoriale di rilevanza provinciale, dipende gerarchicamente. I genitori parlano di «decisione scandalosa». Accuse pesanti: «Come se pazienti di un altro reparto venissero dimessi perché mancano i medici e gli si dicesse: arrangiatevi per tre settimane. Per questi ragazzi ogni giorno è un piccolo passo avanti verso la guarigione oppure per la cronicizzazione del problema. Siamo molto arrabbiati perché la cura della salute non dovrebbe incorrere in problemi né di ferie né contrattuali».
In un´altra lettera al dg Antonio Alessandri si giudica «inaccettabile il disservizio». Ancora una lettera spedita a Fantuz: «Queste sospensioni sono deleterie. Che cosa intende concretamente fare perché non si verifichi in futuro l´interruzione di una attività assistenziale cruciale come il day-hospital?». Infine una seconda lettera alla Costa per sollecitare una risposta non avuta e chiedere un incontro «per approfondire a voce l´incresciosa situazione».
Oggi l´organico del Centro – uno dei cinque del Veneto con Portogruaro e Padova a dimensione regionale, Verona e Treviso a caratura anch´essi provinciali – comprende, oltre ai due medici endocrinologi a contratto, due psicologhe, una di ruolo e una a 20 ore, due dietisti, un´educatrice e un´infermiera a tempo determinato, due psichiatri consulenti, e, inoltre, sempre a contratto, una dietista per i pasti serali nell´ambito di un progetto finanziato dalla Fondazione Cariverona, e una terza dietista per le terapie prolungate. Le prestazioni sono ambulatoriali o semiresidenziali (il day hospital) e prevedono trattamenti psicoterapici individuali e di gruppo.
Un servizio importante e richiesto. La dottoressa Ivana Piva ha avuto il merito di organizzarlo e farlo crescere partendo quasi da zero e creando un organico ormai collaudato che lavora con competenza e cuore, ma che ora ha bisogno di essere mantenuto e strutturato perché la continuità è fondamentale per curare malattie che imprigionano i ragazzi in labirinti dell´anima dai quali non è facile uscire.
Il Giornale di Vicenza – 5 settembre 2012