Chiuso in casa da una settimana senza cibo né acqua perché i padroni sono in ferie: erano convinti di averlo lasciato in giardino
PESCAROTTO. Solo da una settimana. Disperato, senza acqua né cibo. Dimenticato, forse per una distrazione che non può che dirsi figlia dell’incuria.Il gatto salvato ieri dopo mille peripezie in un appartamento al primo piano di una palazzina in via Don Verità, chiedeva aiuto da sette giorni, da quando cioè i suoi padroni se n’erano tornati in Romania per le ferie. In questo periodo di vacanza, il micio avrebbe dovuto vagabondare in giardino, come spesso faceva, con la garanzia di trovare tutti i giorni una ciotola di cibo e acqua. Un’incombenza cui avrebbe dovuto far fronte un amico della coppia, rumeno pure lui. E così è stato, o almeno si è creduto per un po’ visto che le ciotole venivano regolarmente svuotate. Da uno dei randagi della zona, si è capito poi.
Gli abitanti del palazzo che avevano prestato attenzione al miagolio insistente che si sentiva da giorni, sbirciavano sugli alberi e nei buchi, convinti che si trattasse di un micio rimasto “impigliato” da qualche parte. Fino a quando, domenica, ha cominciato a farsi strada l’idea che quel gatto che nessuno vedeva più da giorni potesse essere “murato” in casa. Un’ipotesi che ha trovato conferma a un controllo più attento, come testimoniano i vicini. Da qui è partita la battaglia dei residenti per salvare il micio, la richiesta di aiuto ai Vigili del fuoco e alla Polizia municipale, una prima volta domenica e poi di seguito ieri, accompagnata dall’amara scoperta che la salute di un animale è subordinata a norme che istigano a fregarsene: se ti introduci in un’abitazione incustodita per prestare soccorso a un cane o un gatto in pericolo di vita rischi, infatti, di finire nei guai. Meglio voltarsi dall’altra parte, accontentandosi del fatto che il proprietario potrebbe essere costretto a pagare una sanzione – ridicola per importo – a bestiola morta. Le forze dell’ordine, per prime, hanno le mani legate da regole e codicilli che si inerpicano senza soluzione tra “bis” e “ter”.
Non resta che arrangiarsi, com’è successo ieri, di fronte alla “garanzia” che il tutore del gatto, incaricato di accudirlo in assenza dei padroni, avrebbe risolto il problema. In qualche modo. Quale? Meglio non sapere, che è tutto reato. Perché è questo che dice la legge: se scassini una finestra diventi responsabile della sicurezza della casa e pure del gatto che hai liberato. E rischi una denuncia. Anche se sei un rappresentante della legge e hai salvato la bestiola. E se poi il gatto scappa e finisce sotto una macchina? Un’altra denuncia. Evidentemente meglio saperlo condannato. Non c’è niente da fare: come spiegano gli animalisti, i tribunali sono ferrei, i processi durissimi contro le persone di buona volontà. Mille dubbi, mille paure che hanno trovato casa nelle pieghe della legge: finire nei guai per un gatto. Magari da stranieri, in città per lavorare.
Alla fine, dopo un pomeriggio di incertezza e tensioni, attorno alle 19, finalmente è comparsa una scala e una mano ha aperto la prigione consentendo al micione, arancio tigrato, di compiere un balzo verso la libertà atterrando tra le braccia della vicina che lo ha coperto di coccole, acqua e crocchette. Qui trascorrerà la sua settimana di “ferie” in attesa del ritorno dei padroni.
Il Mattino di Padova – 28 agosto 2012