Oltre alla riduzione della produzione degli ortaggi pregiati di questi territori, è in serio pericolo anche la seconda raccolta. Per il tubero si parla di perdite intorno al 10 per cento, per l’«oro rosso» futuri attacchi di parassiti; morti migliaia di polli di batteria
La siccità e le temperature elevate hanno colpito duramente le campagne del Colognese. Nella patria del radicchio rosso e della patata dorata del Guà, prodotti pregiati e quindi di buona resa economica, i contadini stanno cercando in tutti i modi di arginare i danni di una stagione talmente arida da mettere in ginocchio qualsiasi coltura.
Sebbene il canale Leb abbia garantito, per le irrigazioni, un apporto costante d´acqua proveniente dall´Adige, la produzione agricola ha risentito ugualmente dell´assenza di precipitazioni e del caldo persistente. Il clima tropicale, inoltre, ha contribuito ad aumentare i rischi di attacco di parassiti, come ad esempio lepidotteri ed altri insetti dannosi.
I danni alle colture estensive sono rilevanti, soprattutto per le coltivazioni di mais, di soia e di barbabietola, ma anche le piante da frutto iniziano a dare segnali di sofferenza. Per quanto concerne le produzioni tipiche della zona – il radicchio e le patate – il delegato di Coldiretti Armando Dolieri stima «per il mais una perdita del 30 per cento, per la patata del 10 per cento, per il secondo raccolto del radicchio un calo di resa ancora più consistente, a causa degli attacchi del cosiddetto ragnetto rosso, un acaro che si sviluppa in condizioni di caldo e secco».
I vitigni, al contrario, dovrebbero essere riusciti a sopportare bene l´arsura. La Coldiretti «sostiene i propri associati mediante la richiesta in Regione di prezzi agevolati per l´acquisto di carburante, indispensabile per le numerose irrigazioni straordinarie di questa stagione, ed altri finanziamenti ad hoc per sostenere l´incremento dei costi di produzione», continua Dolieri.
Per l´assessore comunale all´Agricoltura Romeo Munaro, invece, «è ancora presto per fare un bilancio. Fra qualche giorno potremo essere più precisi».
Anche gli animali negli allevamenti sono in grave sofferenza. «I tori da ingrasso, a causa del caldo, si alimentano molto meno, proprio come facciamo noi, e faticano a metter su peso», riferisce Mario Facchetti, dirigente veterinario del Distretto 4. «Quelli che soffrono di patologie croniche, in particolare respiratorie, non riescono a superarle e spesso muoiono». Gli allevamenti avicoli risentono meno del caldo torrido, anche se durante questa infernale estate 2012 si sono verificati già quattro casi di blocco delle centraline elettriche che alimentano i ventilatori all´interno dei capannoni, provocando la morte di oltre 12 mila gallinacei. «Quando si fermano i sistemi di ricircolo dell´aria», spiega ancora Facchetti «i tacchini e i polli soffocano per la mancanza di ossigeno».
L?Arena – 25 agosto 2012