Cresce in maniera esponenziale il bracconaggio. A fare gola le presunte proprietà afrodisiache dei corni polverizzati
AMSTERDAM – Un esaustivo rapporto pubblicato il 21 agosto 2012 da Traffic, un’organizzazione che monitora il commercio di animali selvaggi per il WWF, traccia un ritratto a tinte fosche sul futuro dei rinoceronti in Sudafrica. Il bracconaggio nei confronti dei grandi mammiferi nel paese ha superato ogni record, crescendo in modo esponenziale; nonostante le forze messe in campo per difendere gli animali, infatti, si è passati dai 13 esemplari uccisi illegalmente nel 2007 a 83 nel 2008, a 122 nel 2009, a 333 nel 2010, con un’impennata di 448 nel 2011. Nei primi mesi del 2012 si è raggiunta quasi una media di due rinoceronti al giorno abbattuti dai bracconieri. Al 17 luglio di quest’anno si era arrivati a un totale di 281, con una perdita prevista entro la fine dell’anno di 515 rinoceronti, se l’attuale ritmo dei cacciatori di frodo si manterrà a questi livelli.
133 DOLLARI AL GRAMMO – Un tale drammatico incremento si spiega soprattutto con il coinvolgimento della criminalità organizzata nel bracconaggio dei rinoceronti, il cui corno può raggiungere quotazioni che vanno dai 35.000 ai 133.000 dollari al chilo in Asia, dove si crede abbia proprietà afrodisiache e medicinali. In effetti, un prezzo che oscilla fra i 35 e i 133 dollari al grammo, rappresenta il doppio di quello dell’oro e supera quello della cocaina. «Il corno di un esemplare adulto può raggiungere facilmente i dieci chili. Questi enormi profitti spiegano quindi perché la malavita si sia interessata al traffico di corno di rinoceronte, che peraltro è vietato anche in quei paesi come Vietnam e Cina, in cui la mitologia legata alla magica polvere esiste da duemila anni». Così ci spiega il fotografo sudafricano Brent Stirton, che quest’anno ha vinto il primo premio con un toccante reportage sulla caccia indiscriminata al rinoceronte, nella sezione “Natura” del World Press Photo, il più prestigioso concorso internazionale di fotogiornalismo. «In occasione di quel reportage per Getty Images, in Vietnam ho visitato sette diversi rivenditori illegali di corno di rinoceronte, con una media di prezzo che oscillava fra gli 8.500 e i 10.000 dollari all’etto per i clienti stranieri e fra i 2.000 e i 2.500 dollari l’etto per quelli locali. Se il traffico del corno è clandestino, la caccia al rinoceronte in Sudafrica invece è legale».
MISCHIATO ALL’ALCOL – Sempre secondo il rapporto di Traffic, sebbene nell’aprile del 2012 il governo sudafricano abbia sospeso la possibilità di cacciare a tutti i cittadini vietnamiti, trafficanti senza scrupoli organizzano anche pseudo battute di caccia al rinoceronte, impiegando addirittura prostitute thailandesi con licenza di caccia. Ma la richiesta di corno di rinoceronte in Vietnam non si arresta, sia perché la nuova classe abbiente si può permettere di acquistare la preziosa sostanza da usare macinata mischiata all’alcol come tonico, sia perché le autorità vietnamite spesso sono corrotte o chiudono un occhio su questa pratica illegale. Ma se non si useranno misure per arginare il problema e si continuerà a soddisfare la crescente richiesta di polvere di corno di rinoceronte, di cui nel mondo sopravvivono meno di 14.000 esemplari, in breve tempo si arriverà alla totale estinzione della specie, che esiste sulla terra da prima della comparsa dell’uomo. Ma noi come europei cosa possiamo fare? Brent Stirton risponde: «Certo non è facile, ma ognuno di noi può cominciare prendendo coscienza che noi stessi stiamo perdendo il contatto con la natura in tutte le sue forme. Poi possiamo fare pressione sul nostro governo perché venga posta attenzione al problema, che è di pura matrice economica. Possiamo far circolare le informazioni riguardanti il bracconaggio dei rinoceronti e le sue implicazioni. Inoltre possiamo sostenere le serie organizzazioni ecologiste, come la E.I.A. (Environmental Investigation Agency), un’organizzazione non governativa per l’investigazione dei crimini contro l’ambiente». La vicenda dei rinoceronti è esemplare per tutto il nostro rapporto con la natura, che è radicalmente cambiato negli ultimi quarant’anni e che spesso è puramente basato sull’avidità dell’uomo. La natura va rivalorizzata, perché se si continuerà così, entro vent’anni gli unici animali selvaggi saranno solo quelli rimasti negli zoo.
Corriere.it – 24 agosto 2012