Rumeno in attesa di intervento, vittima della burocrazia, operato a Udine. L’azienda padovana: “Per noi non era grave”. Ma c’è chi parla di discriminazioni
PADOVA. Respingono al mittente l’accusa di essere colpevoli del “gran rifiuto”. Per alcuni medici padovani si tratta solo di uno “sgambetto”, per altri di un fallo da rigore, «perpetrato per sparare sulla Cardiochirurgia». L’ospedale di Mestre accusa via Giustiniani di aver negato il trapianto di cuore ad un paziente romeno.
Quale sarebbe stato il consiglio “clinico” del blasonato centro Gallucci? «Tornare a casa propria», in Romania, per avere un organo nuovo. «Fantascienza», la risposta ufficiosa di via Giustiniani, che nel cassetto conserva i documenti con cui dimostra che stava preparando, come da accordi, le carte per trasferire il paziente a Padova nell’ipotesi di un peggioramento.
L’ennesimo caso di “sanità veneta litigiosa” fa da sfondo al calvario di un operaio marittimo romeno. Il suo cuore non reagisce bene all’infarto avuto l’8 agosto su di una nave attraccata a Marghera: ricoverato, si pone il problema “cuore nuovo”. Mestre non ha un centro trapianti. Dove operarlo? Le sue destinazioni sono prima Padova, poi la Romania ed infine Udine che, il 21 agosto, esegue l’intervento.
Per dipanare questa matassa assistenziale è necessario riportare indietro le lancette dell’orologio di due settimane. Il romeno dopo lo choc cardiaco viene trasferito all’Angelo, che chiede un consulto a Padova. L’azienda ospedaliera manda Giuseppe Toscano, dello staff di Gerosa. Trova il paziente attaccato alla macchina cuore-polmoni, ma “stabile e cosciente”. Lo staff mestrino chiede a Padova un immediato trapianto. La risposta è negativa: le linee guida del Nord Italia Transplant, cui Padova non solo aderisce, ma presiede, sono ferree. Se il paziente è trasferibile, gli stranieri devono essere rimpatriati. Apriti cielo. Al “no” segue lo scoppio di un incidente diplomatico. Onofrio Lamanna, direttore medico dell’Angelo, fa partire mail piccate rivolte al suo pari grado padovano, Carla Destro. La risposta non cambia anche se Monica Briani, dirigente dello staff di Destro, avvia le procedure per il trasferimento in via Giustiniani del paziente in caso di peggioramento.
Mestre, indignata, si rivolge a Udine, che non si lascia sfuggire il malato conteso. A torace chiuso, esplode il finimondo. Giampietro Rupolo, direttore sanitario, chiarisce che Padova ha fatto tutto ciò che poteva: «Il paziente è stato subito visitato da noi: si trovava in Ecmo, estubato, cosciente e stabile. In pieno accordo con i cardiochirurghi mestrini veniva deciso di restare in contatto per rivalutare il paziente in caso di peggioramento. Veniva deciso anche di contattare la Prefettura per verificare la possibilità di un suo trasferimento in uno dei due centri trapianti del suo Paese. Sono stati seguiti tutti i protocolli medici. Queste sono infatti le indicazioni del Nord Italia Transplant».
Il Mattino di Padova – 24 agosto 2012