Isola della Scala. Gli operatori delle vie San Gabriele, Gabbia e Guasto contestano il progetto di un impianto per produrre energia elettrica. Fanno una colletta e pagano esperti e avvocato: «È molto pericoloso per la salute degli animali far transitare ogni giorno 20 tonnellate di pollina»
Un impianto a biogas Intervengono gli esperti sul progetto di realizzare una centrale a pollina per la produzione di energia. E il loro verdetto è categorico: fare un insediamento del genere è pericoloso. «Riteniamo», spiegano, «che la costruzione di un impianto a biogas in una zona ad alta densità di insediamenti non solo avicoli, ma anche suinicoli, addirittura confinanti con allevamenti di broiler (polli da carne, ndr), sia in palese contraddizione con le misure di biosicurezza riportate da tutti i manuali di igiene zootecnica in generale e di patologia aviare in particolare. Ciò è dovuto non all’impianto in sé, ma all’uso della pollina come materiale di alimentazione dei digestori. Far transitare annualmente 7.400 tonnellate di pollina (in media 20 tonnellate al giorno) e farle confluire nel cuore di un territorio ad alta concentrazione avicola e suinicola comporta oggettivamente un elevato rischio di diffusione di patogeni. Addirittura tale rischio si può considerare di gran lunga superiore a quello rappresentato da un nuovo insediamento avicolo o suinicolo, per il quale però sono previsti vincoli territoriali molto restrittivi (dai 500 ai 1.500 metri)». È questo il parere tecnico-scientifico del Dipartimento di Patologia animale, Igiene e Sanità pubblica veterinaria dell’università di Milano, interpellato da 24 residenti, molti dei quali allevatori, tra via San Gabriele, via Guasto e via Gabbia, nella zona in cui è progettata la costruzione di un impianto a pollina dell’azienda agricola Ponte Rosso che dovrebbe produrre 249 chilowattora di energia elettrica. Impianto che già nel settembre scorso aveva provocato negli abitanti interrogativi e perplessità, rimasti invariati anche dopo le rassicurazioni espresse in un incontro pubblico da Roberto Chiumenti, docente del Dipartimento di Scienze agrarie e ambientali dell’università di Udine, interpellato dall’azienda costruttrice. Così i residenti, sempre più preoccupati, si sono autotassati oltre che per avere il parere dell’ateneo milanese, anche per rivolgersi ad un legale. «Siamo arrabbiati, ci sentiamo presi in giro», spiegano, «c’è un incongruenza nel legislatore che ha previsto le distanze tra allevamenti, ma nessuna distanza per impianti come quello progettato, che consumano tonnellate di pollina ma per i quali non occorre concessione edilizia né valutazione di impatto ambientale; preoccupante è il numero dei camion che passeranno con il rischio di diffondere malattie. Sembra che non ci sia un impianto analogo in Italia o in Europa, saremmo pronti ad andare a vederlo. Rivolgersi all’avvocato per un esposto ci è sembrato l’unico modo per far sentire la nostra voce». L’esposto mandato al Comune, e per conoscenza all’Ulss e a Legambiente, evidenzia l’incidenza significativa di un impianto di biogas «sulla salubrità dell’ambiente, la vita e la salute dei cittadini, diritti tutelati a livello sia costituzionale sia comunitario»; sottolinea la necessità di partecipazione dei cittadini al procedimento amministrativo, per valutare «l’eventuale incidenza dell’attività dell’impianto sui diritti soggettivi ed interessi legittimi di tutti i soggetti presenti su quel territorio»; invita il Comune a valutare l’impatto dell’impianto sul territorio, anche alla luce della relazione dell’ università di Milano. Analogo invito è contenuto nell’interpellanza presentata in consiglio comunale dal Movimento 5 stelle, che chiede anche al Comune quali contromisure potrebbe adottare se si diffondessero malattie e se sia in grado di affrontare eventuali risarcimenti agli allevatori. Il sindaco Giovanni Miozzi ha risposto che: il Servizio veterinario dell’Ulss 22, il 24 febbraio scorso ha espresso parere favorevole alla realizzazione dell’impianto; l’attività dovrà svolgersi nel rispetto delle norme vigenti; la movimentazione dei materiali dovrà avvenire con tutte le precauzioni igienico-sanitarie atte ad impedire dispersione di polveri, piume, liquami e cattivi odori; per il trasporto si utilizzeranno automezzi idonei e autorizzati, lavati e disinfettati ad ogni operazione; il Servizio veterinario verificherà la regolarità della gestione dell’ impianto; i provvedimenti da adottare in caso di diffusione di malattie saranno valutati con il settore veterinario dell’Ulss 22 ed eventuali risarcimenti «saranno a carico di chi, a fronte di attente rilevazioni, sarà stata la fonte del danno».
Mariella Falduto – L’Arena – 17 luglio 2012