Il governo Monti ha ridotto i finanziamenti e definito l’opera «non più prioritario» Per i costruttori «l’iter continua», tanto da pubblicare due avvisi per le discariche
Ma chi ha detto che il Ponte sullo Stretto non si farà più? Un’affermazione, per la verità, che hanno fatto in tanti. Ultimo dei quali il ministro dello Sviluppo Economico, Corrado Passera iI quale, non più tardi del 19 giugno scorso, aveva definito l’opera «non più prioritaria» per l’Italia. Un proclama che sembrava l’epigrafe funeraria sull’ambizioso collegamento fra la Sicilia e l’Europa. Tanto più che a gennaio, con il decreto “Crescitalia” Monti aveva dato un bel colpo di forbici al finanziamento. Insomma del Ponte sembrava proprio che non se ne dovesse più parlare per molti dei decenni futuri.
Tuttavia nella terra di Pirandello, dove la realtà e la sua rappresentazione quasi mai coincidono, si scopre che non è affatto così. Che non c’è stato nessuno stop. I lavori vanno avanti. Magari lentamente (ma tanto molto veloci non sono mai stati). Nessuno, però, li ha ufficialmente fermati. La procedura è tuttora in corso, con il carico di costi, di carta, di programmi che, alla fine qualcuno dovrà pagare. Ieri mattina sui principali quotidiani siciliani e su alcuni nazionali sono comparsi due grandi «avvisi al pubblico» dai quali emerge chiaramente che l’appalto è tutt’altro che fermo. «Chiunque abbia interesse» – infatti – ha sessanta giorni per esprimere proprie osservazioni sulla documentazione resa disponibile negli uffici di Eurolink, il consorzio di costruttori guidato da Impregno che, per conto della società Stretto di Messina, sta svolgendo i lavori. «La nostra società ha un contratto che intende rispettare -dice Giovanni Puglisi, rappresentante di Eurolink a Messina -. Oltre alle dichiarazioni non c’è nulla di ufficiale, l’iter va avanti». I due avvisi comparsi ieri riguardano aspetti tecnici relativi agli scavi. Le ruspe, infatti, si sono appena intraviste i123 dicembre 2009 quando Altiero Matteoli, ministro delle Infrastrutture in carica, aveva dato il semaforo verde al gigantesco Ponte dal costo stimato di sei miliardi (ma facile immaginare che, alla fine il conto sarà almeno doppio). Voleva essere un bel regalo di Natale alla Sicilia e alla Calabria La raffigurazione che chiudeva la questione meridionale. In realtà era una confezione vuota Da allora non è successo assolutamente nulla. Nemmeno un colpo di piccone. Le burocrazie, invece, hanno incrociato corrusche lame. Così Regione e Ministero dell’Ambiente stanno litigando sulle discariche per il materiale di risulta. Non è stato scavato un buco ma già vola la carta bollata. Ieri mattina Eurolink ha avvertito, sui quotidiani, che i suoi uffici di Messina, ai quali si accede dall’ingresso della Facoltà di Ingegneria, saranno aperti al pubblico fino al 16 settembre ogni settimana dal lunedì al mercoledì dalle 9 alle 13 e dalle 14 alle 16. «Chiunque abbia interesse» può consultare le carte e presentare le «osservazioni» in merito alle discariche. Un dubbio: in tempo di tagli, sempre tagli, fortissimamente tagli, come mai il progetto del Ponte sopravvive? Farlo saltare (beninteso: nel senso di interromperne il finanziamento) può costare allo Stato tra i 500 e gli 800 milioni di penale. È già stato approvato lo stanziamento di 1,3 miliardi, con l’aggiunta di di 300 milioni per l’aumento di capitale della società Stretto di Messina. Se l’opera venisse cancellata la penale potrebbe valere da 160 a 400 milioni. Andrebbero poi sommati i costi finora sostenuti dalla Stretto di Messina spa, circa 270 milioni. Senza contare, ricorda Sergio Rizzo sul Corriere della Sera «le spese per la liquidazione, i contenziosi eventuali, gli indennizzi ai consulenti, le cause di lavoro…». Una cifra che può arrivare a 800 milioni, senza che nemmeno una trave sia stata piantata. Ultima osservazione prima di chiudere: nel linguaggio dei vecchi proto la confezione tipografica dell’«avviso al pubblico» comparso ieri sulla stampa veniva chiamato «tombstone». Pietra tombale. Di che cosa, però, non è chiarissimo.
Libero quotidiano – 17 luglio 2012