Anche il governo d’accordo con il Carroccio Il ministero frena: «I fondi non cambiano»
I decreto Scompare il riferimento nel Fondo per l’innovazione Stop al credito d’imposta lanciato dal Pd Uno schiaffo in piena regola, solo in parte attenuato dai chiarimenti del ministero dello Sviluppo economico diventati inevitabili dopo le polemiche puntualmente esplose sia a livello politico sia a livello sindacale e imprenditoriale. Il Mezzogiorno non sarà più il destinatario «particolare» del Fondo per l’innovazione istituito dal decreto Sviluppo. Le commissioni Attività produttive e Finanze della Camera hanno infatti approvato un emendamento della Lega che va in tale direzione, respingendone però un altro che avrebbe sottratto al Sud i cosiddetti Fondi Fas. La modifica non si traduce in tagli immediati alle risorse – come pure era sembrato – per le regioni meridionali anche se ha destato sconcerto e preoccupazione, in un momento delicatissimo per la recessione che investe il Paese e penalizza di più le regioni meridionali.
Ma cosa è successo esattamente? Le due commissioni di Montecitorio stavano esaminando il decreto tra l’ostruzionismo della Lega e approvando alcuni articoli importanti, come quello sulla nuova Agenzia per stimolare la diffusione del digitale, specie nella Pa, e quello che istituisce il Fondo per lo sviluppo sostenibile. Un contenitore nel quale, tra l’altro sono già confluite le risorse non spese della legge 488 la cui destinazione, come espressamente voluto dal ministro Passera, ricalca lo schema della legge originaria: ovvero, 1’85% di risorse al Sud, il 15% alle altre regioni.
Il Fondo è stata la risposta alla necessità di rivedere il sistema degli incentivi allo sviluppo: molti sono stati cancellati perché incoerenti tra loro e spesso non più utilizzati. Il nuovo Fondo, secondo la relazione tecnica del governo, ha una disponibilità iniziale di 300 milioni che facevano parte del Fondo per l’innovazione tecnologica (FIT), a cui si aggiungono 292,4 milioni provenienti dalle contabilità speciali e dai conti di tesoreria.
Forse per indurre la Lega ad allentare l’ostruzionismo il relatore Raffaele Vignali (Pdl) e il sottosegretario Guido Improta – peraltro di origini campane – hanno dato un parere positivo ad un emendamento del Carroccio sulle regioni del Sud, che è stato poi approvato. Iltesto elimina la dicitura «in particolare del Mezzogiorno» dal comma che spiega che uno dei tre obiettivi del Fondo è quello del «rafforzamento della struttura produttiva» oltre alla «promozione di progetti di ricerca strategica» e alla «la promozione della presenza internazionale delle imprese e l’attrazione di investimenti dall’estero». Secondo il governo, si sarebbe trattato di un’inutile aggiunta considerati il tono e le indicazioni del comma in questione. Tesi alquanto opinabile per la verità.
Immediata l’esultanza della Lega che, con Maurizio Fugatti ha parlato di «cambiamento culturale». Improta ha cercato subito di frenare gli entusiasmi affermando che il si del governo era motivato «da una valutazione sull’efficacia dello strumento». Ironico Sergio D’Antoni del Pd, che si è visto respingere un emendamento sui crediti di imposta per le assunzioni nel Sud: «Se serve per portare la Lega Nord nella maggioranza sono contento».
Bocciato invece l’altro emendamento della Lega che eliminava il vincolo della destinazione alle Regioni del Mezzogiorno dei Fondi Fas, usati per i cofinanziamenti dei Fondi Ue, per i quali, come detto, rimane la ripartizione 85% al Sud e 15% a Nord. Le polemiche, naturalmente, sono esplose subito: il delegato Anci per il Mezzogiorno, Vito Santarsiero, ha definito «assurdo e gravissimo» il si all’emendamento della Lega. «È come se si rubasse ai poveri» ha protestato Roberto Occhiuto (Udc). Il relatore Vignali sdrammatizza: l’approvazione del testo del Carroccio «non significa penalizzare il Sud». «Il nuovo Fondo – ha spiegato – affronta il problema del sistema produttivo italiano nel suo complesso, e non aveva quindi senso indicare come privilegiata un’area specifica che ha propri strumenti di sviluppo». Sarà, ma non tutti ieri ne erano veramente convinti
Il Mattino – 17 luglio 2012