Il governo accelera sui tagli e subito si allarga la protesta. Il decreto sulla spending review oggi sarà sul tavolo del consiglio dei ministri. Ma la spesa pubblica sarà ridotta anche in base al rapporto tra dipendenti statali e numero di abitanti.
L’ultima bozza del decreto prevede infatti che per gli enti locali la riduzione del personale sia affrontata attraverso «parametri di virtuosità». Il primo dei quali sarebbe proprio il rapporto tra dipendenti e popolazione residente.
È una cura dimagrante potenzialmente severa quella che il Consiglio dei ministri prescriverà oggi alla pubblica amministrazione. Ma la terapia sarà graduata sul territorio, anche in base al rapporto tra dipendenti e numero degli abitanti. Se infatti per le amministrazioni centrali sono confermati i parametri di riduzione degli organici, (-20% per i dirigenti, -10% per gli altri dipendenti, da gestire anche attraverso il ricorso ai pensionamenti anticipati, l’ultima bozza de decreto prevede che per gli enti locali la riduzione del personale sia affrontata attraverso «parametri di virtuosità». Il primo dei quali sarebbe proprio il rapporto tra dipendenti e popolazione residente. Sarà determinata una media nazionale del personale in servizio e la consistenza dei vari enti sarà confrontata con questo valore di riferimento. Quelli che si discosteranno dalla media per più del 20 percento avranno il divieto assoluto di fare assunzioni; quelli che avranno invece una differenza del 40 e oltre si vedranno applicare le procedure di mobilità delle amministrazioni centrali.
E una certa gradualità sarà usata anche nell’applicazione di un’altra norma concepita come drastica: quella che impone alle società pubbliche di avere non più di tre persone (compreso un presidente-amministratore delegato) nel consiglio di amministrazione. La scure dovrebbe calare solo su quelle che erogano servizi a favore della pubblica amministrazione; sono quindi esclusi i colossi come Poste o Fs e le società che erogano servizi ai cittadini. Qualche chiarimento sulle intenzioni del governo lo ha dato il ministro della Funzione pubblica. «Ci sarà una riduzione dei costi strutturale che se da una parte vedrà la riduzione dei costi, dall’altra aprirà spiragli per nuove assunzioni mirate sui giovani» ha detto Patroni Grilli assicurando che i tagli di personale «sono selettivi e non lineari, quindi non si possono fare numeri perché ci saranno compensazioni.
Del resto buona parte dei risparmi dovrebbe essere assicurata dai tagli vecchio stile operati sia agli enti locali sia alla sanità. L’obiettivo numero uno resta evitare l’aumento dell’Iva: l’incremento dovrebbe essere sospeso almeno fino al 30 giugno 2013: scatterebbe poi per un semestre nella misura di due punti e dal 2014 di uno solo.
La ricetta che riguarda tutta pubblica amministrazione passa attraverso una profonda revisione delle singole piante organiche per arrivare ad un taglio del 20% dei dirigenti e del 10% degli altri dipendenti. L’area del pubblico impiego è quindi destinata ad una drastica cura dimagrante, che non risparmia neanche le consulenze, ambito nel quale certamente è più facile tagliare. Le consulenze dovranno essere ridotte del 50% rispetto alla spesa sostenuta nel 2009. Sarà comunque un processo graduale, la revisione delle piante organiche richiede un certo tempo. E’ difficile fare numeri sugli organici perché in alcuni casi le piante organiche teoriche sono già di fatto superate dal blocco del turnover degli anni scorsi. Non tutti i comprati della pubblica amministrazione quindi avranno dipendenti in esubero. E’ anzi prevedibile che in alcune situazioni la mancata sostituzione del personale andato in pensioni evidenzi piante organiche scoperte.
ASSUNZIONI Ridotte fino al 2016 e stop ai concorsi
Sempre nell’ottica di risparmiare risorse anche facendo dimagrire la pubblica amministrazione, il governo è intenzionato a dosare in modo omeopatico i nuovi ingressi. Fino al 2016 le assunzioni saranno contingentate. Nel triennio tra il 2012 e il 2014 la pubblica amministrazione dovrà ridurre del 20% le sue assunzioni. Del 50% dovrà tagliarle nel 2015 fino ad azzerarle nel 2016. Il provvedimento dovrebbe anche contenere il blocco dei concorsi per i dirigenti di prima fascia, anche in questo caso fino al 2016. Gli statali poi non potranno più monetizzare le ferie. Insieme ai riposi e ai permessi le ferie dovranno essere godute dai dipendenti perchè lo Stato non li pagherà più. Lo stop varrà anche nel caso dei lavoratori che saranno messi in mobilità, che andranno in pensione o che si dimetteranno. La voce “pagamento di ferie non godute” insomma scomparirà dalle buste paga e per i conti pubblici sarà certamente un risparmio.
AUSTERITY Tetto ai buoni pasto e ferie obbigatorie
L’austerity dei dipendenti del pubblico impiego prevede anche l’imposizione di un tetto ai buoni pasto. Gli statali non potranno ricevere buoni pasto del valore superiore ai 7 euro, cifra che attualmente è in verità superiore a quella percepita dalla maggioranza dei beneficiari. Di pari passo con la riduzione degli organici il governo è anche intenzionato a rivedere l’organizzazione del lavoro. Ci sono alcuni uffici pubblici che nella settimana tra Natale e Capodanno o quella di ferragosto sono praticamente vuoti, e tenerli aperti costa alle casse dello Stato. E’ uno degli sprechi che si punta a tagliare. Per questo tra le novità in arrivo dovrebbe esserci anche quella della chiusura obbligata dei ministeri e di altre strutture pubbliche, con l’obbligo per i dipendenti di prendere parte delle ferie proprio in questi periodi, identificati ne sette giorni a cavallo di ferragosto e tra Natale e Capodanno.
Il Messaggero – 5 luglio 2012