Mario Faccioli è un ex Msi: già 6 licenziati. «Assessori senza cellulari comunali, io non ho rimborsi e giornali solo online»
Ex missino, pugno di ferro e adrenalina in circolo. Il sindaco di Villafranca di Verona si chiama Mario Faccioli, 48 anni appena compiuti, eletto con una lista civica ma attaccato al ramo An del Pdl, detesta i fannulloni e li licenzia in men che non si dica.
«Più che altro miserie», definisce al Corriere del Veneto i casi, sei, di cui si è occupato personalmente in municipio. Come un impiegato beccato con una tangente di 10mila euro e un altro che si arricchiva con le pratiche funerarie. L’ultima scure ha tagliato una dipendente che usava i permessi comunali per andare all’università invece che assistere – come da richiesta – un familiare malato. Faccioli, nostalgico della Fiamma e lusingato dal soprannome di «dux» cucitogli addosso in città, è fiero del suo metodo antifannulloni: «Premesso che io sono una zecca fastidiosa e mi controllo tutti gli atti amministrativi, non dico che sia facile ma probabile trovare anomalie in certi comportamenti. Basta fare degli incroci e se qualcosa non va lo scopri. Le norme per licenziare ci sono. Eccome. E siccome sono pignolo le conosco. È lo stesso contratto nazionale che ti permette di agire. E devi farlo subito, altrimenti diventa più difficile».
Ecco la strategia applicata a Villafranca: «Bisogna anticipare l’atto penale. Perché quando inizia l’iter in tribunale sei fregato, devi aspettare i tre gradi di giudizio prima di licenziare. Ma se lo fai prima, avendo tutte le carte che dimostrano la bontà del tuo provvedimento, è fatta. Verifico gli atti con i miei legali e applico il licenziamento senza preavviso. Lo dico anche ai miei colleghi sindaci: se conosci le norme puoi fare e strafare». Le proteste sindacali le liquida in un secondo: «Ai sindacati dico che dovremmo essere dalla stessa parte quando ci sono delle persone che con il loro atteggiamento fregano i colleghi. Non è giusto. Io ho dei dipendenti di prim’ordine e non voglio che per il mal agire di qualcuno si pensi che tutti sono dei lavativi. Io li voglio sul pezzo. E gli faccio la posta».
Anche sull’Imu ha qualcosa da ridire: ha rinunciato alla parte che spetta al Comune. «Ho agito per tempo. Ho ridotto i mutui del Comune, ho liberato risorse, diminuito spese e attività. I miei assessori non hanno cellulari comunali, io non ho rimborso spese, i giornali li leggiamo su Internet. È anche così che si fa».
Corriere.it – 1 luglio 2012