Trentacinque miliardi di euro. A tanto ammonta la spesa sanitaria legata all’acquisto di beni e servizi entrata nel mirino del Commissario alla spending review, Enrico Bondi, ormai prossimo a consegnare al governo le proposte per i primi interventi concreti di risparmio, potenzialmente molto elevati pur senza pregiudicare la qualità del servizio sanitario offerto ai cittadini, ai quali costa a testa 1.833 euro l’anno.
Il piano Bondi per la sanità dovrebbe essere approvato la prossima settimana, anche se non si esclude che possa fare un primo passaggio al Consiglio dei ministri di domani. Insieme all’approvazione del ddl sulla riforma del mercato del lavoro, che Monti ha chiesto espressamente al Parlamento, il via libera al primo intervento di spending review sarebbe certamente un buon risultato da portare al vertice Ue di Bruxelles.
Solo restando alla Sanità (il piano Bondi abbraccia gli acquisti di tutta la pubblica amministrazione) i margini di intervento rivelati dalla Relazione generale sull’economia del 2011, appena pubblicata dal Tesoro, appaiono ampi. La spesa delle Asl per l’acquisto di forniture e servizi, pari a poco più di 34 miliardi di euro, è cresciuta nel 2011 del 3% nonostante la spesa sanitaria complessiva sia aumentata, in termini omogenei rispetto al 2010, di appena lo 0,1%. E dentro a quel comparto ci sono voci che continuano a crescere fuori linea. L’acquisto di prodotti medicali di consumo assorbe 15 miliardi di euro ( 2,4% dopo il 4,7% dell’anno precedente). Poi ci sono i servizi «non sanitari» appaltati all’esterno: la spesa per i servizi di lavanderia, mensa, pulizie e riscaldamento, l’anno scorso, è cresciuta del 4,2%, mentre quella per manutenzioni e riparazioni è salita del 2,8%. A dimostrazione che un intervento deciso di razionalizzazione può portare grandi risultati, ci sono i dati sulla spesa farmaceutica, che nel giro di un anno è crollata da 13,3 a 9,9 miliardi di euro. Grazie alla reintroduzione della quota a carico dei cittadini, che ha scoraggiato l’acquisto di farmaci, ma anche al monitoraggio sull’appropriatezza delle prescrizioni, alla distribuzione diretta, che nelle regioni in crisi ha «saltato» il canale delle farmacie, alla partecipazione dei produttori al ripiano degli sfioramenti di spesa. Il piano Bondi dovrebbe essere, in ogni caso, il piatto forte di questa prima tornata di interventi legati alla revisione della spesa pubblica. Prossimo al traguardo è anche il pacchetto del ministro Filippo Patroni Griffi sulla pubblica amministrazione, che prevederebbe anche la riduzione della pianta organica del personale con il ricorso alla «disponibilità» (una sorte di Cassa integrazione). E in arrivo ci sono anche i tagli demandati ai singoli ministeri sul proprio bilancio (l’Economia, cioè lo stesso Monti, ha già deciso il taglio del personale del 1o% e dei dirigenti del 20%).
Il Sole 24 Ore – 25 giugno 2012