Era stato detto: la categoria che farà sballare i conti sarà quella di chi è stato autorizzato alla prosecuzione volontaria dei contributi. Previsione confermata. Ma non solo.
Adesso si scopre che a rimanere fuori dalla lista dei 65.000 salvaguardati dal decreto Fornero, sono anche una buona fetta di ”cessati”, decine di migliaia di lavoratori in mobilità, tanti altri dei fondi di solidarietà e persino migliaia di genitori in congedo straordinario per assistere i figli gravemente disabili. Tutte categorie – si badi bene – che il Parlamento, con l’approvazione del Salva Italia prima e del Milleproroghe dopo, intendeva invece tutelare.
Come è possibile, quindi, che il decreto del governo vada contro la volontà del Parlamento? Con un’interpretazione restrittiva delle norme. Se è lecito o meno – salvo correzioni successive da parte dello stesso governo – a questo punto saranno i magistrati, ai quali presumibilmente si rivolgeranno i lavoratori che ritengono di essere stati danneggiati in un loro diritto, a stabilirlo.
Di fatto – se i numeri indicati nel documento dell’Inps venuto a conoscenza dell’agenzia Ansa, sono giusti – in tanti si ritrovano a dover andare in pensione con le nuove regole che allungano l’età pensionabile, pur dovendo essere tutelati in base alla legge.
E’ il caso dei lavoratori in mobilità, ad esempio. Il Salva-Italia li salvaguardava in base ad una condizione: gli accordi sindacali dovevano essere stati stipulati «anteriormente al 31 dicembre 2011». Il Milleproroghe ha spostato il termine al «4 dicembre 2011». Il decreto Fornero ha inserito un’ulteriore condizione: alla data del 4 dicembre non bastava solo la firma dell’accordo, serviva l’effettiva messa in mobilità. Ed ecco che la platea di colpo cambia: dai 45.000 contati dall’Inps per accordi di mobilità ordinaria e lunga siglati entro il 4 dicembre, si scende ai 29.050 salvaguardati dal decreto, un taglio secco del 35%.
Ancora più plateali le differenze tra le platee degli aventi diritto e quelli effettivamente salvaguardati dal decreto Fornero di altre due categorie: gli esodati autorizzati alla prosecuzione volontaria dall’Inps e i cosiddetti «cessati», ovvero quelli che sono usciti dal lavoro per dimissioni, licenziamento o altre cause tra il 2009 e il 2011 che hanno più di 53 anni e che non si sono rioccupati. Sono 133.000 le persone autorizzate ai versamenti volontari nati dopo il 1946 e con un ultimo versamento contributivo antecedente il 6 dicembre 2011, secondo i calcoli Inps. Ma il governo ne salvaguardia solo 10.250. I cessati sono 180.000, il decreto ne conta 6.890. Il fatto è che il governo anche in questo caso ha aggiunto una condizione restrittiva: potranno andare in pensione con le vecchie regole solo coloro che, rientrando in queste due categorie, maturano la decorrenza della pensione entro 24 mesi dall’entrata in vigore del Salva Italia che il 6 dicembre 2011. Ovvero, considerata la finestra mobile, sono salvaguardati coloro che maturano i requisiti entro maggio 2012 se autonomi e entro novembre 2012 se dipendenti.
Circa novemila è la differenza per i fondi di solidarietà: sono 26.200 secondo l’Inps, 17.710 nel decreto Fornero. Numeri da sorteggio anche per i beneficiari del congedo straordinario per l’assistenza ai figli gravemente disabili: l’Inps ne conta 3.330, il decreto solo 150.
Il Messaggero – 12 giugno 2012