I commercialisti: «Terrore». L’agenzia: «Dialogo». Le lettere stanno arrivando a chi ha fatto acquisti di case, auto, beni o paga rette o colf
VENEZIA – «Gentile contribuente, dal confronto dei dati indicati nella sua dichiarazione dei redditi 2011 con le informazioni nelle nostre banche dati… risultano alcune spese apparentemente non compatibili con i redditi dichiarati ». La lettera, una delle 300mila spedite ai contribuenti di tutta Italia, è firmata da Attilio Befera, direttore nazionale dell’Agenzia delle Entrate. In Veneto, secondo un conto approssimativo fatto con l’ordine dei commercialisti e il suo presidente, Dante Carolo, ne sarebbero state recapitate già 10, forse 15 mila (ma secondo Federcontribuenti Veneto sono almeno il doppio, 28-30mila). Si tratta della campagna di «persuasione» che il Fisco nazionale aveva già sperimentato un anno fa, con l’invio di 50 mila lettere sull’accertamento sintetico. Campagna che, a sentire Carolo, almeno relativamente ad assistiti suoi e di tanti colleghi, ha avuto un primo effetto evidente: «I nostri clienti sono semplicemente terrorizzati ».
Ma cosa sta succedendo? In pratica, col foglio recapitato si avvisa il contribuente che, rispetto a quanto dichiarato 12 mesi addietro sul modello Unico o sul 730, all’Agenzia delle Entrate risultano nel 2010 uscite di denaro troppo elevate (un quinto oltre il reddito complessivo dichiarato è la soglia che fa scattare il meccanismo). Alla lettera è allegato un prospetto con le voci di spesa che hanno acceso la «spia rossa»: abitazione, mutui, acquisto di titoli, azioni, automobili, beni di lusso… Se il prospetto contiene errori «si può comunque – ancora il testo – segnalarli inviando una mail… o rivolgersi ai Centri di Assistenza Multicanale ». In caso contrario meglio per l’interessato rifare i conti. Rivalutate – dice al soldo Befera – la congruità tra il reddito comunicato e le spese che vi contestiamo, perché è quello che farà l’Agenzia «in sede di controllo delle dichiarazioni 2010». E se i numeri non torneranno, le entrate procederanno «ai necessari approfondimenti». Poi il gran finale: «Le suggeriamo… di considerare con attenzione questa comunicazione e le opportunità di ravvedimento offerte dalla normativa fiscale» e di tenere conto della lettera, coi dubbi che solleva, anche per la dichiarazione 2012. Ora, detto che le 50mila lettere spedite un anno fa hanno prodotto, in un caso su due, un ravvedimento «spontaneo» che ha (ri)portato al fisco 180milioni di imponibile (fonte Il Sole 24 Ore), è anche comprensibile che chi ha carte e coscienza tributaria a posto, nel ricevere cotanta missiva possa rischiare il coccolone. «E’ vero che ci possono essere eccessi di spesa rispetto al dichiarato – dice Dante Carolo – ma possono derivare da redditi esenti o tassati alla fonte o comunque voci che non vado a inserire nella dichiarazione». E lo strumento scelto dal Fisco? Come valutare le lettere? «Con un po’ di buon senso, potremmo indicarle come intimidatorie».
L’aggettivo è pesante: l’Agenzia delle Entrate in Veneto, cortese ma ferma, lo respinge. «Non c’è nella lettera alcun carattere intimidatorio. Si tratta semplicemente di una richiesta di valutazione di dati in presenza di discrasie tra dichiarazione e reddito percepito». Carolo ha altre idee. «Ci sono realtà che vanno verificate. Capisco lo strumento del redditometro, ma si devono considerare anche le annate precedenti. Posso spendere nel 2011 con una disponibilità da risparmi passati». Per questo i clienti-contribuenti «sono terrorizzati. Perché hai fatto tutto per bene mati vedi recapitato questo avviso costruito sulla media di settore e non sulla vera capacità di spesa della persona». Marco Paccagnella, presidente regionale e vice nazionale di Federcontribuenti, è più estremo: «La maggior parte degli avvisi è per Veneto, Emilia e Lombardia; aziende soprattutto. Sono terribili, perché in un momento stagnazione dei consumi ti dicono “occhio che stai spendendo troppo”, così i consumi scenderanno ancora». Paccagnella parla «di atti terroristici nei confronti delle pmi» e accusa gli studi di settore di favorire il nero: «Molta gente che ha fatturato meno della soglia assegnatagli dallo studio lo aumenta falsamente o abbassa le spese per evitare ulteriori controlli. D’altra parte, chi ha fatturato più alti del tetto assegnato quel che è in più se lo tiene». Strumenti fiscali differenti? Paccagnella: «Accertamento in azienda, se ci sono dubbi, no induttivo. Lo chiediamo da tempo». «Più capacità d’ascolto e più elesticità», vorrebbe Carolo. Risposta dalle Entrate del Veneto: «Comprendiamo la preoccupazione di chi riceve una lettera dal Fisco, ma gli uffici del territorio tranquillizzano le persone: da quello non scaturisce un accertamento. La possibilità di dialogo c’è, non ci dev’essere timore
Corriere del Veneto – 6 giugno 2012