Non tira una bella aria attorno alla riforma del lavoro. Mentre il segretario generale dell’Ocse, Angel Gurria, in un’intervista pubblicata ieri dal Corriere, invoca la rapida approvazione del disegno di legge varato dal Consiglio dei ministri del 23 marzo perché « il fattore tempo è decisivo» per il giudizio dei mercati, il partito democratico (per non parlare dell’Italia dei valori) vuole modificare ancora il provvedimento.
Questo significherebbe rischiare che la riforma non sia approvata prima della pausa estiva, come chiede il governo. Che proprio per scongiurare questo pericolo sembra deciso a chiudere la partita al Senato entro pochi giorni, col voto di fiducia. Monti vuole evitare che la riforma slitti a settembre e finisca in un percorso incerto, perché è evidente che qualsiasi concessione del governo al Pd aprirebbe immediatamente la strada ad altrettante richieste del Pdl su altri punti della legge. Di qui la scelta del presidente del Consiglio di accelerare, ricorrendo alla questione di fiducia al Senato e, se sarà necessario, anche alla Camera. Monti sa
anche che in questo caso dovrà affrontare una contrattazione con lo stesso Pd che probabilmente chiederà in cambio nuove risorse (si tratta di svariati miliardi) per gli esodati, i lavoratori che dopo la riforma della previdenza rischiano di restare senza stipendio e senza pensione. Nessuno, nemmeno nello stesso governo, crede che la riforma del lavoro sia risolutiva per dare più lavoro e sopratutto di
qualità agli italiani, in particolare ai giovani. Ma è un ingranaggio che insieme ad altri (i cosiddetti provvedimenti per la crescita) può innescare un cambio di passo dell’economia. Come ha detto Gurria, rimportante è aprire la strada, poi le cose si possono sempre migliorare. La strada ideale sarebbe che governo e maggioranza concordassero gli ultimi ritocchi alla riforma con gli emendamenti che verranno presentati nell’aula del Senato: volendo, c’è il tempo per farlo. Altrimenti è meglio chiudere la partita col voto di fiducia che riaprire la discussione alla Camera
Enrico Marro – Corriere.it – 28 maggio 2012