Per gli ambientalisti, quello che sta accadendo a Sochi è uno dei più grandi disastri ambientali che sia mai avvenuto nella regione del mar Nero. Nella località balneare russa in cui trascorre le vacanze anche il presidente Vladimir Putin, nelle ultime settimane più di 300 delfini sono stati ritrovati morti sulle spiaggie, creando non pochi problemi alle numerose strutture turistiche della zona.
Restano ancora sconosciute le cause che hanno portato al decesso degli animali, che dalla corrente vengono trasportati dal Mare di Azov fino alle coste del Mar Nero, dove vengono ritrovati privi di vita. Le autorità locali puntano il dito contro i predatori e le reti da pesca, considerati i maggiori responsabili di questa ecatombe, ma si rifiutano di eseguire esami clinici sulle carcasse citando le pessime condizioni in cui vengono ritrovate.
Per Valery Brinikh, dell’associazione ambientalista Ecological Watch, il motivo delle numerosi morti dei delfini sta nella crescita esponenziale dell’ inquinamento della regione registratasi dopo che Sochi è stata selezionata per ospitare i Giochi olimpici invernali del 2014. «È tutto riconducibile a cause artificiali. L’inquinamento delle acque ha fatto perdere l’orientamento ai delfini», ha spiegatola Brinikh specificando che in tal modo gli animali sarebbero confluiti nelle acque del Mar Nero, troppo calde per la loro temperatura corporea.
Gli ambientalisti del luogo, che indicano anch’essi il livello di inquinamento come motivo principale della morte dei delfini, hanno fatto appello alle autorità del luogo per lanciare un campanello d’allarme sui rischi a cui numerosi turisti possono essere esposti con la balneazione. «Se le creature marittime che vivono in quell’ecosistema reagiscono così, quali saranno le conseguenze per le persone?», ha detto Olga Noskovets, ambientalista di Sochi, che ha ricordato come «ogni anno si registrano casi di avvelenamento di persone che hanno nuotato nelle acque del Mar Nero».
Messaggero – 27 maggio 2012