Rimborsi dimezzati nel 2012, poi a scalare Lega e Idv contrari: erano da eliminare. 91 milioni di euro È questo il totale che verrà rimborsato ai partiti per il 2012, la metà dei 182 milioni di euro , previsti inizialmente
La folla in aula è quella delle grandi occasioni: 532 presenti su 630 non si vedevano da tempo, visto che ormai anche quando c’è da votare la fiducia sui vari decreti del governo, di gente ce ne è sempre di meno. Fatto sta che al primo appuntamento solenne alla Camera per il varo della legge sul finanziamento pubblico ai partiti, l’emiciclo è pieno: i leader ci sono tutti o quasi, in tribuna due scolaresche assistono attonite ai battibecchi, mancano solo un centinaio di deputati, ma il numero degli assenti lievita in serata; quando l’articolo 1, il più atteso dalla pubblica opinione, quello che dimezza i fondi dal 2012 e rivede il regime dei contributi, viene approvato con 372 si, 97 no e 17 astenuti.
Fin dalle prime battute, elettricità a go go nell’emiciclo, per il governo c’è solo il sottosegretario D’Andrea che rimette l’ultima parola all’aula su tutti gli emendamenti, la pattuglia dei Radicali guidata da Maurizio Turco sembra la più battagliera; il resto delle forze che si oppongono chiedendo di abolire del tutto i rimborsi, cioè la Lega di Maroni, I’Idv di Di Pietro e Noi Sud si scaldano strada facendo. Maroni fa sapere che sulla Padania saranno pubblicati i nomi di chi ha votato contro la soppressione dei rimborsi pubblici. Nel Pd, che più si è battuto per sbrigare la pratica senza troppi indugi, l’aria è tesa: i due disturbatori della quiete bipartisan, Vassallo e Giachetti, non rinunciano alla loro battaglia di principio, sulla veste giuridica dei partiti che non viene votata prima del finanziamento e sui criteri di assegnazione dei contributi, ma ritirano i loro emendamenti per disciplina di gruppo.
«Da un sistema di falsi rimborsi si passa a reintrodurre il finanziamento pubblico, pur dimezzandone l’entità, senza precisare ragioni e finalità per cui i soldi vengono dati», attacca Vassallo. Nel Pdl molti restano disorientati quando si tratta di votare le richieste di abolizione del finanziamento pubblico. II pidiellino Stracquadanio inchioda Alfano alle sue parole di un mese fa, quelle sui partiti che devono vivere solo con contributi volontari, ma l’aula boccia tutti gli emendamenti sull’abrogazione, così come quelli di Lega e Idv sulla rinuncia all’ultima tranche di luglio.
Il testo approvato stabilisce che «i contributi pubblici per le spese sostenute dai partiti e dai movimenti politici sono ridotti a 91 milioni di euro annui, il 70% dei quali, pari a 63.700.000 euro, è corrisposto come rimborso delle spese per le consultazioni elettorali e quale contributo per l’attività politica». Tradotto, non saranno solo rimborsi per affrontare le elezioni, ma fondi per mantenere le strutture dei partiti tutto l’anno.
«Il restante 30%, pari a 27.300.000, è erogato a titolo di cofinanziamento: i partiti ricevono 50 centesimi per ogni euro ricevuto a titolo di quote associative ed erogazioni liberali da parte di persone fisiche o enti. Per il calcolo del contributo viene stabilito il limite massimo di 10mila euro per quota». E se viene ridotta del 50% anche l’ultima tranche di rimborsi, 182 milioni di euro, che i partiti devono ancora ricevere quest’anno, si può parlare di dimezzamento solo per il 2012.
Dal 2013, come calcolala Ragioneria dello Stato, il risparmio sarà decrescente: perché i fondi ai partiti sarebbero già progressivamente diminuiti da 182 a 143 milioni di euro nel 2014 per effetto della manovra del 2011; e poi perché la nuova legge aumenta la detrazione fiscale per chi effettua donazioni a partiti e Onlus (dal 19% attuale al 24% nel 2013 e al 26% dal 2014): aumento che verrà coperto con una parte del risparmio che deriverà dal taglio del finanziamento pubblico.
La Stampa – 23 maggio 2012