Claude Reiss, per 35 anni direttore di ricerca in biologia molecolare al Cnrs, interviene nel dibattito scatenato da Ignazio Marino sulla vivisezione. “L’alternativa ai test sugli animali è la tossicogenomica, gli esperimenti sulle cellule umane”
Vivisezione? «La scelta peggiore che possiamo fare per testare la tossicità di un medicinale». A dirlo è Claude Reiss, per 35 anni direttore di ricerca in biologia molecolare al Cnrs, autore di centinaia di paper scientifici sul tema e consulente, fra gli altri, del programma europeo Reach per la verifica dei prodotti chimici in circolazione. Da quando è in pensione Reiss ha fondato Antidote Europe, un’associazione che promuove la tossicogenomica come alternativa ai test sugli animali dei medicinali.
Reiss non ha dubbi: «I test sugli animali sono un metodo inutile e dannoso. Il 90 per cento dei medicinali testati sugli animali vengono rigettati prima degli esperimenti clinici sull’uomo, perché le prove sono ritenute inattendibili. Ma è ovvio: ogni specie animale ha un proprio genoma unico e irripetibile. Questo comporta che ogni specie, un ratto, un topo, un cane o un uomo, reagisce in modo completamente diverso alla stessa prova».
Reiss ha studiato per anni l’evoluzione dell’Aids. Proprio in questo campo ha verificato l’inattendibilità degli esperimenti sugli animali: «Prendiamo lo scimpanzé, la specie più vicina all’uomo fra quelle normalmente usate in laboratorio. Lo scimpanzé è assolutamente immune all’Aids: il virus non gli fa nulla. Mentre ad esempio il suo fisico si comporta come il nostro col virus dell’Ebola. Vi rendete conto? Come si fa a validare un test su un’altra specie quando le reazioni di questa variano di volta in volta dalle nostre?».
Nessuna specie, quindi, può essere presa a modello di un’altra. Perché allora si continuano ad usare, ad esempio, i topi, per testare i medicinali? «Perché costano poco, ma soprattutto perché permettono alle case farmaceutiche di ottenere i risultati che vogliono. Prendiamo una sostanza X, ritenuta cancerogena. Se sono il tossicologo di una ditta che vuole mettere sul mercato quel prodotto sceglierò dei topi molto robusti. Ci sono almeno 100 linee differenti di topi, e ognuno si comporta in modo diverso. Prenderò ad esempio i B57L, molto resistenti al cancro. Li nutrirò poco, così che le cellule cancerogene non si inseriscano nei grassi. Alla fine dell’esperimento avrò un risultato positivo: il prodotto non è cancerogeno, ecco l’autorizzazione. La ditta concorrente potrà testare lo stesso prodotto su un’altra linea di topi meno resisteti al cancro ottenendo come risultato lo sviluppo tumorale nel 90 per cento del campione». Insomma, i tossicologi possono adattare l’esperimento al risultato voluto.
Qual è l’alternativa? «Gli esperimenti su cellule umane, sviluppate in cultura, in laboratorio. L’insieme di questi test viene chiamato tossicogenomica, un modello scientifico sviluppato negli Stati Uniti negli anni ’90, che permette di testare la tossicità dei prodotti direttamente su cellule umane, raccogliendo centinaia di risultati in pochissimo tempo e monitorando l’esperimento dal vivo». Secondo Reiss – al contrario di Ignazio Marino – gli esperimenti in laboratorio sono molto più affidabili di quelli sugli animali: «Innanzitutto, sono cellule umane. E anche fra i più disparati genomi umani non c’è la differenza che si trova fra due linee di topi da laboratorio. Poi, costano poco e ci permettono di monitorare i risultati di tossicità in tempo reale, guardando in vitro le reazioni della cellula alla stimolazione».
Questo metodo, secondo Reiss, permetterebbe di verificare la reale tossicità, per gli uomini, dei farmaci e dei prodotti chimici: «Ci permetterebbe cioè di evitare migliaia di morti. In Francia l’uso di medicinali tossici per l’uomo è la quarta causa di morte, dati alla mano del ministero della Salute francese. I test sugli animali non sono affatto sufficienti per capire le reazioni del corpo umano a una sostanza».
Per questo Reiss ha presentato al Consiglio Europeo un programma per adottare in Europa un sistema di tossicogenomica di riferimento per i test dei medicinali. L’intera azione costerebbe 2 miliardi di euro: niente rispetto ai 52 miliardi di costo stimato degli effetti secondari all’immissione sul mercato di medicinali inadeguati. Dal Consiglio, per ora, nessuna risposta, e anche nel programma Reach per verificare la tossicità dei composti chimici in circolazione i test sugli animali sono la prova che verrà adottata. Intanto però, la tossicognomica è stata presa in considerazione, e compare nei documenti ufficiali. «Non c’è discussione. La procedura sugli animali non è più accettabile», conclude Reiss.
L’Espresso – 21 maggio 2012