Il vicesegretario vicario di Roberto Maroni sarà un veneto. È stato deciso nella riunione del consiglio federale che ha sancito la candidatura unica dell’ex ministro dell’Interno. Un ruolo da primus inter pares – i vice infatti saranno tre, con un lombardo e un piemontese – che punta ad appagare quella voglia di contare ribadita in più occasioni dalla compagine veneta.
Se basterà, è ancora tutto da stabilire visto che la testa resta tutta lombarda con il presidente (Bossi, che ieri ha definitivamente fatto un passo indietro rispetto a una ricandidatura) e Maroni (rimasto solo davanti al traguardo). Nella girandola del totonomina a questo punto ce n’è per tutti: secondo fonti lombarde in pole ci sarebbe Luca Zaia che parte del Carroccio veneto avrebbe voluto addirittura segretario federale. Una beffa per Flavio Tosi che, anche aggiudicandosi la segreteria in Veneto, finirebbe per vedersi sorpassare di nuovo (dopo la corsa alla presidenza della Regione) dall’eterno rivale. Ma nella bagarre delle notizie a caldo c’è anche chi sostiene che quel ruolo potrebbe toccare proprio al segretario veneto o, addirittura, alla triumvira Manuela Dal Lago e che comunque sarà basato un esercizio di equilibri tra maroniani e bossiani. Chiusa la partita lombarda, non altrettanto scontata sembra la corsa alla guida del Veneto. Dopo la candidatura di Toni Da Re, a soffiare, seppur in maniera sibillina contro Flavio Tosi è Gian Paolo Gobbo la cui infinita tolleranza «Tutti hanno diritto di candidarsi, chi ha volontà e chi ha voglia di fare, poi saranno i militanti a scegliere» sembra infrangersi di fronte a un unico nome, quello del sindaco di Verona «per me va bene tutto, purché si rispetti l’articolo uno del nostro statuto». Che, guardacaso, inneggia al conseguimento dell’indipendenza della Padania che in più occasioni, e pur con diverse declinazioni, Flavio Tosi ha liquidato a livello di “filosofia”. Resta da capire, a questo punto, quanta forza ci sia ancora dietro le parole del sindaco di Treviso. Intanto, ieri, Luca Zaia, in qualità di ex ministro delle Politiche agricole è stato sentito come persona informata sui fatti dal pm di Milano Maurizio Ascione nell’ambito dello stralcio di indagine nata dall’inchiesta sulle quote latte in cui sono stati ipotizzati reati economici e di corruzione. Un rigurgito del passato romano del presidente della Regione riguarda anche il futuro di Buonitalia: l’assemblea dei soci oggi potrebbe avviare l’apertura fallimentare della società. Per salvare il salvabile, il Pd ha chiesto l’intervento del ministro Catania
La Nuova Venezia – 15 maggio 2012