Nel mirino 9 milioni di spese per il trasferimento dei detenuti, 19 milioni dalle prefetture, ridurre del 50% i costi di pulizia
MILANO – Lo slogan per la spending review lo ha trovato lo stesso Piero Giarda: reduce, reorganize and retrenching. Taglia, riorganizza e restringi, rielaborazione ministeriale e anche un po’ burocratese dei tre versetti delle streghe del Macbeth di Giuseppe Verdi che gridavano: «Apparite, apparite, apparite». Altro che far apparire: qui si tratta più che altro di far sparire (inefficienze e sprechi). E non a caso è stato chiamato «Mr. Forbice», Enrico Bondi, a mettere in pratica la parte difficile (leggi sporca) del lavoro. Qualcosa era emerso dopo il consiglio dei ministri del 30 aprile scorso. Ma nelle 44 pagine del dossier di Giarda dal titolo squisitamente accademico, «Elementi per una revisione della spesa pubblica», pubblicato ieri su Twitter dalla ormai affidabile gola profonda del governo @IL_Portaborse (lo stesso che aveva anticipato di una settimana che il premier Mario Monti si sarebbe affidato a Bondi), c’è molto di più di generiche linee guida.
Il lavoro è certosino: analisi di costi dei vari settori e tasso di aggredibilità della spesa pubblica. E anche qualche sprazzo di innovazione tecnologica non fuori tempo massimo. Un esempio? Il Voip, il software che permette di telefonare attraverso la rete Internet sulla falsariga del più noto Skype, e il rinnovo dei contratti di energia per le scuole con lo spostamento verso le rinnovabili. La riduzione per gli enti locali in questo caso non è quantificata ma giudicata comunque «consistente». Dalla lettura del documento si evince che Giarda punta molto sulla “riabilitazione” del Consip. «L’incidenza della centrale per le gare e gli acquisti della Pubblica amministrazione si aggira solo intorno al 3%». Come dire: lo strumento c’è, ma non viene utilizzato. Il ministero dell’Economia ha richiesto e ottenuto un progetto di Consip per la riorganizzazione delle procedure di acquisto di beni e servizi che, in particolare per la scuola, dovrebbe portare nel biennio 2013-14 a una riduzione del 50% dei costi per i servizi di pulizia esternalizzati. È questo un concetto che torna, proprio come nel versetto rielaborato dell’opera del Maestro di Roncole di Busseto: «riorganizzare» in maniera tale da usare per quanto possibile occupati già all’interno della pubblica amministrazione (insourcing dopo gli eccessi dell’outsourcing che anche nelle aziende private e non solo nello Stato Spa hanno portato a una lievitazione dei costi) ma anche «restringere» lo Stato. Scrive Giarda con un bagno di realismo: «Se l’economia stesse muovendosi su un ragionevole, ancorché basso, tasso di crescita, potremmo mettere la revisione della spesa a servizio di una maggiore produttività per il cittadino. Ma non è così e dobbiamo indirizzarci a mettere la spending review a servizio di una riduzione del prelievo fiscale, per alleviare le condizioni di vita dei soggetti in condizioni di difficoltà economica».
Un nuovo algoritmo che accanto alla lotta alle inefficienze e agli sprechi dovrebbe muoversi sulle variabili meno pubblico e meno tasse (speriamo). Tra le voci che Giarda considera cruciali ci sono a) la giustizia. «La gestione del servizio intercettazioni telefoniche, telematiche e ambientali incide per il 40% del totale delle spese di giustizia». In particolare sotto la lente c’è il noleggio apparati che avviene, senza gare, liberamente sul mercato (con una procedura di infrazione di Bruxelles, peraltro). b) le carceri. L’aspetto critico è stato individuato nel modello di sorveglianza dove grazie alle nuove tecnologie il numero degli addetti potrà essere tagliato di circa 4 mila unità. Ma anche negli spostamenti: dal 2009 al 2011 sono stati spesi in media 9,5 milioni l’anno per l’acquisto di biglietti aerei per far viaggiare 9.200 detenuti. Qui bisognerebbe intervenire con conference call e gare con i vettori aerei. c) riforma della motorizzazione civile. d) la super-Inps. e) la sanità, dove si dovrebbe intervenire con la Consip. Magro, infine, è stimato il risparmio sulla riorganizzazione delle prefetture sul territorio: 19 milioni. Per adesso Bondi, per restare sempre sul poderoso libretto del Macbeth, ha fatto come consigliato dalle solite tre streghe: «Taci e odi». Ha taciuto, cosa che peraltro in pubblico esegue con religioso compiacimento, e ha udito e letto proprio le 44 pagine. L’ex risanatore di Montedison e Parmalat starebbe nel frattempo lavorando alla scelta di un suo vice, probabilmente uno dei tanti Bondi-boys che negli ultimi anni lo hanno seguito in molte se non tutte le aziende (e che, storicamente, si licenziano quando lui esce dalle imprese). Ma al netto delle decisioni che arriveranno dal governo, Bondi considera il documento di Giarda il punto di partenza di tutto il lavoro da fare. Il perimetro, in parte, è già segnato: le spese riducibili quantificate in 295,1 miliardi si concentrano nei consumi intermedi (135,6 milioni) e nelle retribuzione lorde (122,1). È da questo numero che si arriva a quegli 80 milioni da ridurre nel breve termine. Il che fa presupporre che il lavoro di «Mr. Forbice» non si dovrà forse fermare alla missione dei primi 2,1 milioni in sette mesi.
Corriere.it – 4 maggio 2012