L’Ulivo ha girato anche 420mila euro ai Ds, 100mila sono arrivati a Forza Italia. Nell’ultimo anno riduzione drastica dei finanziamenti provenienti dai privati
Trattano su nuove regole e promettono tagli, intanto i partiti incassano. La legge sui finanziamenti arranca tra le sabbie mobili dei veti incrociati. I rimborsi dallo Stato e gli aiuti dai privati invece arrivano puntuali. Sono arrivati fino a pochi giorni fa. Anche per i partiti estinti. La Margherita era già travolta dallo scandalo Lusi quando il 23 marzo si è ritrovata ad incassare altri 257.419 euro. Somma che al partito che fu – ma che nei registri contabili è vivo e vegeto – ha appena girato il comitato “L’Ulivo 2006” quale rivolo delle politiche svolte quell’anno. Parliamo di sei anni fa. Ma se è per questo, per lo stesso meccanismo (e le stesse politiche 2006) i Ds lo stesso 23 marzo hanno incassato quasi il doppio: 420 mila euro. E 100 mila euro il 16 febbraio 2012 ancora a Forza Italia.
LE ULTIME ELARGIZIONI
Sono solo alcune delle voci adesso disponibili presso gli uffici della Tesoreria della Camera e relative ai rimborsi pubblici e finanziamenti privati superiori ai 50 mila euro ricevuti dai partiti nel 2011 e fino al 30 aprile 2012. E a risaltare – nelle tredici tabelle – sono proprio le ultime elargizioni, avvenute quando il ciclone Belsito e le ruberie ai danni delle casse della Margherita erano già di dominio pubblico. E quando le segreterie dei partiti iniziavano a chiedersi se fosse ancora il caso di incassare la mega tranche da 180 milioni di euro il prossimo luglio. È una pioggia di denaro pubblico trasversale. Il comitato per “Guido Podestà presidente della Provincia”, vittorioso lo scorso anno, tra dicembre e marzo ha fatto cassa ricevendo dal Pdl 272 mila euro. La Lega Nord ha ricevuto l’8 febbraio dallo Stato: 49.500 euro. Spiccioli, ovvio, rispetto alle grandi tranche in arrivo.
FINANZIATORI PRIVATI IN FUGA
Nel 2011 non ci sono state tornate elettorali di peso. Spiegano così il crollo (quasi) verticale dei finanziamenti privati ai partiti rispetto al 2010. Solo il Pdl, per esempio, aveva beneficiato nell’anno delle Regionali di ben 695 mila euro soprattutto da costruttori privati. Per non dire dei 600 mila euro confluiti nell’Udc di Casini dall’impero del (suocero) Caltagirone. Nulla di tutto ciò compare nei tabulati appena resi pubblici. Così, spiccano i quattro assegni che l’imprenditore Giammarco Moratti ha staccato per il comitato della moglie Letizia per un totale di 11,6 milioni. Detto questo, l’eurodeputato Pdl Vito Bonsignore (siciliano di nascita e torinese di adozione) percepisce 458.756 euro dalla “Management Engineering consulting-Mec spa Torino”. Il senatore terzopolista Mario Baldassarri riceve il 12 marzo scorso 90 mila euro dalla holding “Modena Capitale spa”. Poca cosa rispetto ai 300 mila euro che il deputato Pdl vicino a Scajola, Ignazio Abrignani, riceve dall’azienda di commercio alimentare “Logistica Integrata Two srl Roma”. Pesa per 127 mila euro invece il finanziamento all’Api di Rutelli dalla “Fondazione Centro per un futuro sostenibile Roma”. Il presidente del Monte dei Paschi Giuseppe Mussari e il suo vice Ernesto Rabizzi donano in totale 149 mila euro al Pd di Siena. Come pure il Pd di Padova usufruisce di 54 mila euro erogati dalla società energetica Acegas-aps Padova-Trieste.
BELSITO, MAURO E GLI ALTRI
Nel tabulato 2011-2012 compare anche un vasto giro di denaro interno ai partiti. Un meccanismo di rimborsi a saldo. Ad esempio il deputato “Berlusconi Silvio” per le comunali di Milano si vede restituiti 259.939 euro dal Pdl. Il suo partito, che il 30 marzo scorso versa al segretario Angelino Alfano altri 61.539 euro. L’avvocato finiano Giuseppe Consolo finanzia Fli per 57.200 euro. I leghisti, sebbene non tenuti, annotano alla tesoreria anche le elargizioni sotto i 50 mila euro dei loro parlamentari (30-35 mila euro in medio). Si scopre che l’ex tesoriere e sottosegretario (non deputato) Francesco Belsito versa nel 2011 meno degli altri: 20.700 euro. Meno di lui solo Roberto Castelli (13.200 euro). La senatrice Rosi Mauro 29 mila, come Roberto Maroni. Umberto Bossi unico a non versare.
Repubblica (04 maggio 2012)