Irruzione nell’allevamento, liberati decine di cani destinati alla vivisezione. La Digos ferma 12 attivisti: accusati di furto e rapina
Alla fine ce l’hanno fatta. Decine di beagle rinchiusi a Green Hill sono stati liberati. Intorno alle 16.15 un gruppetto di manifestanti ha prima scagliato sassi contro il canile che alleva 2500 beagle destinati alla vivisezione e poi ha scavalcato la recinzione per raggiungere le gabbie dove sono rinchiusi gli animali. Polizia, Carabinieri e vigili sono subito intervenuti bloccando altri attivisti che tentavano di entrare nell’allevamento. Ma ormai altri loro compagni, dall’interno della struttura hanno aperto i cancelli e divelto il filo spinato. Quando gli animalisti sono apparsi al recinto con i cucciolotti stretti tra le braccia la gioia dei manifestanti è scoppiata in urla e applausi. Almeno una cinquantina i cuccioli liberati (ma anche qualche esemplare adulto) passati di mano in mano al di là della recinzione. Poi il fuggi fuggi generale, con gli attivisti che hanno raggiunto i loro pullman, nascondendo i cagnolini, chi nella borsa, chi sotto gli indumenti.
La polizia ha fermato per accertamenti 12 persone, trattenute prima nel comando dei vigili di Montichiari e poi trasferite nella stazione dei carabinieri di Desenzano. Nei loro confronti si profilano accuse di furto, violazione di domicilio, danneggiamento e addirittura di rapina.
La marcia di un migliaio di animalisti radunatisi a Montichiari per chiedere la definitiva chiusura di Green Hill è iniziata dopo le 15. Gli attivisti di «Fermare Green Hill» e Occupy Green Hill sono arrivati da mezza Italia in pullman. Sono partiti da Milano, Roma, Bologna, Genova, Torino, Bolzano, Rieti, Pisa. E con slogan inequivocabili e la fascia nera al braccio sono partiti dal piazzale del palazzetto dello Sport. Direzione: «l’allevamento-lager» che nutre 2500 beagle l’anno da destinare alla vivisezione. Il 28 aprile non è una data a caso, ma la «Giornata mondiale per gli animali nei laboratori». Per questo un migliaio di attivisti ha deciso di ritrovarsi per la quinta volta, in meno di un anno, nella cittadina della Bassa bresciana. Già nei comunicati e nel tamtam sui social network si intuiva che l’obiettivo della giornata era chiaro: liberare un gran numero di cani. L’inizio del corteo è tranquillo. Ma avvicinatisi al Municipio, intorno alle 15.30, partono gli slogan contro il sindaco Elena Zanola e il Comune («Montichiari vergogna d’Italia!»). Poi tutti verso il colle San Zeno, dove si trova la «fabbrica della morte», con le forze dell’ordine che tengono a debita distanza i manifestanti. Ma gli attivisti dribblano il cordone di venti poliziotti per arrivare all’allevamento attraverso i campi. Qui partono gli slogan diretti alla multinazionale controllata dalla Marshall: «Assassini», «Basta sperimentazione», «Liberate i beagle». Lanciano qualche sasso, poi una dozzina di manifestanti scavalca la recinzione, altri ragazzi si accalcano al cancello. Le forze dell’ordine non riescono a tenere sotto controllo la situazione. E dopo pochi minuti iniziano ad uscire dall’allevamento attivisti con i cuccioli in mano. Dodici di loro verranno però individuati e fermati dalle forze dell’ordine.
L’appello al parlamento. L’azione dei manifestanti è un chiaro messaggio alla politica regionale e al Parlamento, affinché acceleri l’approvazione della legge che vieta l’allevamento in Italia di cani, gatti e primati destinati alla vivisezione. «Siamo in un momento particolarmente delicato della nostra battaglia – spiega Giancarlo Paderno, di Occupy Green Hill – perchè se siamo ad un passo dall’approvazione di una legge che vieti l’allevamento di animali domestici (cani, gatti) destinati alla vivisezione, dall’altra dobbiamo fare i conti con diverse resistenze».
Corriere.it – 28 aprile 2012