Gennaro De Falco ha difeso per anni l’agenzia di riscossione, oggi la abbandona dopo l’ennesimo gesto di disperazione di un imprenditore napoletano suo conoscente. “Le mie parcelle vorrei che andassero alla sua famiglia. Non so se servirà a qualcosa ma almeno alleggerirà la mia coscienza
“Non la difenderò più e rinuncerò al mio onorario per le cause fatte finora, troppi i suicidi”: e così Gennaro De Falco, uno degli avvocati che fino a pochi giorni fa ha lavorato per Equitalia, ha lasciato l’incarico. La decisione di non assistere più l’agenzia di riscossione viene rivelata in una sua intervista comparsa su Lettera 43. “Non so se questa mia decisione servirà a qualcosa ma almeno alleggerirà la mia coscienza, forse aiuterà a restituire un minimo di dignità agli avvocati e a far riflettere tutti sulla sostenibilità sociale ed etica della gestione di questa crisi”. Equitalia è la società pubblica partecipata al 51 per cento dall’Agenzia delle entrate e al 49 per cento dall’Inps, incaricata della riscossione nazionale dei tributi (esclusa la Sicilia).
Quando si arriva a parlare delle cifre, per Federconsumatori sono almeno 19 i suicidi legati alla crisi, anche se stando ai conti dei maggiori quotidiani nazionali sarebbero 26. De Falco rivela un particolare personale: “Uno lo conoscevo”. Il riferimento è all’imprenditore 52enne di Napoli che si è tolto la vita il 24 aprile scorso, proprio perché schiacciato dalle cartelle di Equitalia. “L’ho incontrato per la prima volta nel ’95 quando gli diedi incarico di vendere la mia casa” ha spiegato l’avvocato. “Aveva figli della stessa età dei miei e la sua agenzia era nel mio quartiere vicino al mio studio. Insomma le nostre vite scorrevano quasi parallele”.
“Le mie parcelle da difensore di Equitalia vorrei che andassero alla famiglia dell’agente immobiliare. Il suo suicidio di cui a torto o ragione mi sento corresponsabile mi ha convinto a non accettare più incarichi di difesa di Equitalia” ha continuato De Falco. Equitalia nel 2010 ha ottenuto 1,29 miliardi di euro di ricavi, di cui 1,22 miliardi derivanti dall’incasso di commissioni, in gergo aggi che si attestano al 9 per cento delle somme riscosse. L’agenzia è stata criticata da molti per la sua lentezza amministrativa, che a sua volta fa aumentare gli interessi; altre perplessità sono state sollevate per i tassi di interesse molto elevati che fanno lievitare i costi e per la facilità con la quale ricorre al pignoramento di beni a fronte di debiti relativamente modesti. A riguardo si è provveduto nel 2011 a limitare la possibilità di ipoteca: può essere iscritta solo per debiti superiori ad 8mila euro, mentre fino a 20mila euro sono previste particolari limitazioni
Il Fatto quotidiano – 28 aprile 2012