I dati della Coldiretti del Veneto: 175 nuovi agricoltori in più, ovvero l’11 per cento del totale regionale
BELLUNO — Si consolida, nel Bellunese, il trend del ritorno alla terra. Dopo la vicenda degli «apripista», come Davide Bortoluzzi di Puos d’Alpago, che da perito meccanico si è fatto pastore errante, Coldiretti tira le somme sul fenomeno. E i numeri parlano chiaro: dal 2008 al 2012 si sono insediati nel Bellunese 175 nuovi agricoltori ovvero l’11% del totale veneto. «Under 40» che hanno scelto di diventare titolari d’azienda sfruttando i finanziamenti del programma di sviluppo agricolo. «La passione per la terra – fa sapere Coldiretti – non si ferma neanche davanti alla burocrazia e il caso di Belluno ne è la prova». Anche se la crisi c’entra. «Con artigianato e terziario in ginocchio – ha affermato tempo fa l’amministratore unico di Veneto Agricoltura Paolo Pizzolato – i giovani guardano lì dove non avrebbero mai guardato».
Comunque sia, è di tre giorni fa la notizia dell’esenzione dall’Imu (imposta municipale unica), con l’approvazione del «decreto fiscale », per i fabbricati rurali strumentali in comuni di montagna sopra i mille metri. Non sono tanti, ma ci sono; per qualche verso, ora in montagna l’agricoltura conviene di più. E forse anche per questo Coldiretti nota che nel Bellunese si scorgono «colture insolite, come vite, ortaggi, cereali, piccoli frutti; oppure allevamenti “minori”: ovini e caprini». Anzi, Cadore, Comelico e Val Zoldana «possono contare – continua Coldiretti – su espressioni giovanili di fare impresa: coltivazione dell’orzo per birra a km zero, piante officinali per erboristerie, eco turismo con slitte trainate da cani o cavalli, cantine con vini delle Dolomiti e il ritorno alla pastorizia». Coldiretti, infine, propone di «consegnare ai giovani il recupero di pascoli abbandonati, per rimetterli nel circuito produttivo».
Corriere Veneto – 28 aprile 2012