Una nuova malattia sta interessando i veterinari di tutto il mondo e in particolar modo quelli del Regno Unito. Circa 50 gatti negli ultimi dieci anni in Scozia, si sono ammalati di quella che viene definita la “staggering disease”.
Si tratta di una malattia molto particolare, a cui gli scienziati stanno lavorando e a cui per il momento non riescono a dare una spiegazione.
Il gatto che viene colpito da questa malattia si trasforma in un vero e proprio robot. I sintomi, infatti, sono l’irrigidimento degli arti e l’indurimento della coda, la quale arriva fino a bloccarsi come un bastoncino. Queste condizioni costringono il gatto a muoversi in maniera scattosa, dando appunto l’idea di un piccolo robot.
I movimenti dei poveri animali diventano tanto difficili da rendere complicato anche girarsi dopo essere finiti in un angolo, forse la peggiore malattia che possa capitare a un gatto, dal momento che l’agilità è da sempre la sua caratteristica migliore.
Alcuni studi hanno dimostrato che anche il carattere subisce delle variazioni. Molti di essi, infatti, diventano più affettuosi e legati ai padroni a volte in maniera morbosa. Tuttavia non mancano rari casi in cui alcuni siano invece divenuti più aggressivi.
Il maggior numero di casi è stato registrato in una zona rurale tra Inverness e Aberdeen, ma negli ultimi tempi altri gatti colpiti dagli stessi sintomi sono stati avvistati in Svezia e Austria. Purtroppo nessuna cura è stata ancora trovata, anche perché non si riesce a capire quale sia la causa.
Danielle Gunn-Moore, professore all’Università di medicina felina di Edinburgo ha dichiarato di aver indagato sulla questione. E’ stato ricercato un virus che nel sangue o nel cervello del gatto avesse potuto provocare la malattia, ma al momento nulla di concreto è stato trovato.
Attualmente i principali sospetti vertono sull’alimentazione dei gatti. Si pensa che la malattia sia stata contratta mangiando dei topi che avessero in essi il virus in questione.
Dunque per il momento le ricerche sulla staggering disease continuano e si spera di poter giungere presto a una soluzione, ma soprattutto a una cura per i gatti già colpiti.
lapresse – 23 aprile 2012