“Negli ultimi anni si sta cercando di pagare il meno possibile i manager della sanita’ pubblica. Ormai siamo arrivati alla situazione grottesca in cui il direttore generale di un’Asl o di un ospedale e’ al 50esimo posto per retribuzione nella sua azienda. Sono piu’ pagati di lui i direttori di dipartimento o i clinici piu’ importanti”.
E’ quanto osserva Francesco Longo, professore associato di Economia delle aziende e delle amministrazioni pubbliche dell’universita’ Bocconi di Milano.
L’esperto, oggi a Milano in occasione del II Convegno nazionale dell’Academy of Health Care Management and Economics, promosso da Sda Bocconi e Novartis, lancia l’allarme: “I direttori generali viaggiano su una media di 120 mila euro lordi l’anno, sono precari e possono essere cacciati in ogni istante, si devono pagare l’assicurazione. Per una persona che e’ a capo di un’azienda da 300-400 milioni di euro e’ assolutamente non remunerativo. Succede cosi’ che scatta la fuga dei migliori professionisti verso il privato. Oppure molti di loro scelgono di restare in ambito clinico e non entrano nel management. E’ fuga dalle poltrone di Dg, ma anche di direttore sanitario e amministrativo. I dirigenti di aziende private ben piu’ piccole guadagnano il 50-60% in piu’. In altri settori il triplo o il quadruplo”.
Ci sono “grandi scelte strategiche che oggi il settore pubblico e’ chiamato a fare. In un momento in cui, a causa della crisi della finanza pubblica il Ssn e’ costretto a un’ulteriore stagione di sacrifici, le aziende hanno grandi responsabilita’. Gli organi centrali – Stato e Regioni – stanno definendo solo gli equilibri di bilancio e di fatto scaricano sulle aziende l’onere di ridefinire il portafoglio dei servizi per stare dentro a questi nuovi equilibri economico-finanziari. Ma nello stesso tempo non si sta legittimando l’aziendalizzazione del pubblico”. In questo contesto il privato avanza: “Siamo in un sistema in cui la sanita’ privata accreditata ormai vale il 21% a livello nazionale e la sanita’ privata ‘out of pocket’, cioe’ pagata dai cittadini, e’ il 25%. Quindi – conclude – il 46% della sanita’ oggi si fa nel privato. E’ anche per questo che ci vogliono aziende pubbliche molto piu’ forti, legittimate e ben controllate e con un management qualificato ed etico”.
Adnkronos Salute – 19 aprile 2012