Compare anche l’Istituto europeo di oncologia del professor Umberto Veronesi tra i creditori della famiglia Ligresti. Lo si apprende dalla richiesta di fallimento presentata dal pubblico mistero Luigi Orsi nei confronti di Sinergia e Imco, le due società del costruttore siciliano che controllano Premafin, a sua volta maggior azionista di Fonsai.
L’inchiesta nasce dalla segnalazione della Consob per ostacolo all’autorità di vigilanza dopo la scoperta, nell’estate scorsa, di “enti giuridici Esteri” che aquistavano titoli Premafin in asta di chiusura determinando un rialzo dei prezzi artificioso delle azioni. Ad acquistare, è scritto nella relazione del pm, erano due trust esteri che controllano il 20 per cento di Premafin in mano allo stesso Ligresti. La loro gestione è infatti affidata a Giancarlo De Filippo definita “persona vicino a gruppo Ligresti” . Da qui, le indagini hanno fatto strada fino alla richiesta di fallimento presentata lunedì dalla Procura, un grimaldello che permette adesso ai magistrati di indagare anche in un’ipotesi di bancarotta fraudolenta.
I debiti di Sinergia, secondo la richiesta, verso le banche ammontano a 335 milioni di euro, con esposizioni così suddivise: 170 milioni verso Unicredit, 45 verso Banco Popolare, 30 verso Bpm il resto verso la GE Capital. Poi ci sono creditori “non finanziari”noir un ammontare di 60 milioni, di cui, appunto, 12,5 milioni di euro curiosamente appartengono allo Ieo, l’istituto di ricerca sul cancro di Umberto Veronesi. Complessivamente si viaggia sui 400 milioni di debiti. Le azioni Premafin di Sinergia, concorrono al debito per circa 100 milioni di euro di credito bancario. Inoltre c’è una quota debito di 120 milioni garantita con un’ipoteca su “Area Acerba” di Roma.
Nella relazione del pm si fa presente che il presidente del CdA di Imca, Fausto Nunzi, ha poi depositato una memoria il 21 marzo scorso, nella quale si spiega che Sinergia, per proseguire la sua attività fini al 2014, avrebbe bisogno di liquidità per 51 milioni di euro, aggiungendo che bisognerebbe licenziare personale fino a ridurre a non più di 30 unità i lavoratori della società. Secondo la società di revisione Ernest&Young, inoltre, si parla di rischio di contenzioso fiscale tra i 2,6 e i 4,9 milioni di euro. Infine il magistrato, in tema di competenza territoriale fa presente che nonostante formalmente la sede delle società si trovi a Roma, nella capitale in realtà funziona soltanto la contabilità mentre l’attività d’impresa si svolge esclusivamente a Milano che è “il vero centro propulsivo e direzionale dell’impresa”.
Ieri mattina intanto l’avvocato dell’Isvap, l’ente di controllo assicurativo, ha portato al pm due relazioni sui provvedimenti amministrativi adottati dall’ente nei confronti di Fonsai, «lasciando al pm le valutazioni di tipo penale. Ma i nostri rilievi – ha spiegato l’avvocato Alessandro Cassiani -potrebbero costituire un problema per l’attività di risanamento della società». L’inchiesta è in pieno svolgimento.
19 aprile 2012