Per ‘difendersi’ dalla valanga di denunce che ormai piovono sulla sanita’ (con un +300% dal ’94 ad oggi) ed evitare di essere trascinati in giudizi dai tempi incerti, chirurghi e ginecologi, ma anche medici estetici e ortopedici, tornano a sedersi tra i banchi di scuola per un vero e proprio ‘corso di sopravvivenza’ anti-contenzioso.
L’obiettivo e’ quello di orientarsi tra burocrazia, assicurazioni e leggi, ma anche a tra le diverse psicologie dei pazienti, tassello fondamentale per ”imparare a individuare i campanelli d’allarme che suonano prima di una denuncia infondata”, come spiega Maurizio Maggiorotti, presidente dell’associazione dei medici accusati ingiustamente di malpractice (Amami), che promuove il corso, intitolato appunto ‘Sopravvivenza medico-giuridico-mediatico-assicurativo’.
La risposta ‘distorta’ della medicina difensiva, con casi limite come il medico che ha rifiutato di operare una paziente perche’ gia’ aveva denunciato un suo collega, quindi, non e’ in ogni caso sufficiente, visto che le denunce, secondo dati Ania, sono in continuo aumento e viaggiano ormai sulle 30mila l’anno, e quasi la meta’ non alle strutture sanitarie ma al singolo medico. E se fino ad ora i medici sempre piu’ sotto attacco per (spesso presunti ma non confermati) casi di malasanita’, errori o malpractice, hanno cercato riparo in prescrizioni sovrabbondanti o ricoveri non sempre indispensabili. Un’indagine della commissione parlamentare d’inchiesta sugli errori sanitari rileva che quasi il 70% dei medici propone un ricovero non necessario mentre sei su dieci suggeriscono piu’ esami del dovuto.
‘Prevenire e’ meglio che curare’, insomma, almeno secondo Amami, che punta a insegnare ai camici bianchi le strategie per evitare cause che una volta su tre vengono archiviate prima ancora di incominciare, e che finiscono con un giudizio di colpevolezza, soprattutto nel penale, in percentuali sotto le due cifre (sempre secondo un’indagine della commissione Orlando). Cosi’ domani a Roma una cinquantina di medici avra’ la possibilita’ di confrontarsi con esperti di medicina legale, avvocati, magistrati. Ma anche giornalisti, perche’, spiega ancora Maggiorotti, per sottrarsi alla ‘gogna mediatica’ serve ”avere una strategia comunicativa e sapere ad esempio che se si risponde ‘no comment’ al cronista che cerca notizie” si otterra’ solo il risultato ”di far passare una sola versione dei fatti”.
Altrettanto centrale per la prevenzione del rischio-causa la ‘psicologia dei pazienti’. ”Una malattia o un intervento chirurgico – spiega Adelia Lucattini, psichiatra e psiconanalista tra i docenti del corso – rappresentano sempre un trauma che provoca disagio e angoscia in tutte le persone” che se non trattato adeguatamente puo’ creare ”un pensiero persecutorio che si sfoga sulla prima persona che si incontra, che e’ il medico”. Per questo non bisogna trascurare di prendersi cura non solo del corpo ma anche della mente. E seguire alcune regole-base: ”Mai minimizzare le ansie o le richieste del paziente, ascoltarlo attentamente ma evitando atteggiamenti compassionevoli o paternalistici, non stancarsi mai di spiegare in modo esaustivo e semplice, anche ai familiari che spesso ‘colludono’ con il paziente, quello che sta per accadere”
Adnkronos – 16 aprile 2012