Un Dipartimento che formalmente ottiene la cancellazione della norma inserita nel Milleproroghe dello scorso anno che stabiliva il «concerto» del ministero dell’Economia sulle spese da effettuare in caso di emergenza ma che in realtà finisce sotto il ‘controllo’ del ministro dell’Interno.
La riforma della Protezione Civile che oggi approda in Consiglio dei ministri, di fatto, dimezza e depotenzia il Dipartimento di via Ulpiano.
Il testo del decreto che oggi arriva in Cdm – allo stato 11 articoli – è ancora incompleto e i tecnici lo stanno limando in queste ore. Prova ne è la tassa sugli sms per finanziare le emergenze, prevista nella bozza arrivata al pre consiglio e saltata ieri dopo le prime polemiche. Quel testo, infatti, prevedeva che per reintegrare il fondo imprevisti del ministero dell’Economia con il quale finanziare gli stati di emergenza in caso di calamità, il governo potesse aumentare l’aliquota delle accise sulla benzina fino a 5 centesimi (come era già previsto dalla precedente normativa) ed inoltre tassare tutti gli sms inviati «mediante telefono cellulare, computer o siti internet» fino ad un massimo di 2 centesimi. Ipotesi quest’ultima poi «accantonata», come hanno confermato fonti di palazzo Chigi. Non è chiaro però ancora come verrà finanziata la rifornma della Protezione civile: se si tornerà cioè alla versione originaria del provvedimento che prevede «il solito» aumento delle accise.
Nessuna smentita, invece, all’ipotesi che la maggior parte delle deleghe della Protezione Civile passino al Viminale. Uno scenario, questo, già avanzato nel novembre scorso e fortemente criticato dallo stesso Dipartimento: «sarebbe un gravissimo errore – afferma la Protezione civile in una nota ufficiale.
La collocazione del Dipartimento direttamente all’interno della Presidenza del Consiglio dei Ministri è un elemento distintivo che ci è invidiato nel mondo». E dunque, «decidere di compiere un passo indietro di decenni sarebbe un gravissimo errore che potrebbe minare l’efficacia e l’efficienza dell’intero sistema di Protezione Civile. Ci auguriamo che queste siano solo voci – concludeva allora il Dipartimento – e che tali rimangano».
Ora sembra però che le cose siano andate diversamente, almeno a leggere la bozza del decreto. Finora, infatti, la normativa prevede che il presidente del Consiglio «si avvale» del Capo del Dipartimento per le attività di protezione civile. Nel testo ora in discussione è scritto invece che «il presidente del Consiglio dei ministri, ovvero, per sua delega, il ministro dell’Interno, per il conseguimento delle finalità del servizio di protezione civile, promuove e coordina le attività delle amministrazioni dello Stato, centrali e periferiche, delle regioni, delle province, dei comuni, degli enti pubblici nazionali e territoriali e di ogni altra istituzione e organizzazione pubblica e privata presente sul territorio nazionale».
Per farlo, è scritto ancora, il presidente del Consiglio «ovvero per sua delega il ministro dell’Interno, si avvale del Dipartimento della protezione civile». In sostanza viene specificato che il ministro competente è quello dell’Interno. Ma non solo: sempre stando alla bozza, al Viminale passa anche l’intera gestione della flotta aerea della Stato, vale a dire Canadair ed elicotteri utilizzati nella lotta antincendio. All’articolo 7 è infatti scritto che «la flotta aerea antincendio della protezione civile, nonché il centro operativo aereo unificato (Coau) sono trasferiti al Dipartimento dei vigili del fuoco» che «garantisce e coordina sul territorio nazionale le attività aeree di spegnimento».
Ipotesi, quest’ultima, che potrebbe per saltare nella versione definitiva del provvedimento. Il decreto, infine, prevede che la durata degli stati di emergenza non superi i 60 giorni, con una proroga di massimo 40.
Ma non stabilisce come affrontare le spese successive a questo termine, qualora l’emergenza duri di più. E, anche in questo caso, è il presidente del Consiglio, «ovvero per sua delega il ministro dell’Interno», che dichiara l’emergenza.
ilsole24ore.com – 13 aprile 2012