In commissione Bilancio della Camera approda il discusso provvedimento in base al quale vengono assicurati finanziamenti a pioggia nei territori di provenienza dei parlamentari su loro stessa indicazione
Attorno allo stesso tavolo gli esperti di Pdl, Pd e Terzo Polo vedranno, oggi pomeriggio, di stringere sulle proposte in campo in tema di trasparenza e controllo sui bilanci dei partiti. Si pensa a un testo snello, di soli tre o quattro articoli, che lasci da parte le regole sul finanziamento stesso della politica e l’articolo 49 della Costituzione sui partiti. Argomenti, questi, da affrontare in un secondo momento e sui quali le posizioni tra le forze politiche sono più differenziate. Crimi e Corsaro per il Pdl, D’Alia e Della Vedova per il Terzo Polo, Misiani e Bressa del Pd sono fiduciosi di poter dare almeno una prima risposta all’esigenza – fattasi sempre più stringente nelle ultime ore – di un atto di responsabilità dei partiti di fronte al dilagare di irregolarità e lati oscuri nella loro vita interna.
Ma, come talvolta accade quando una faccenda politica diventa drammaticamente seria, sembra essere il caso a mettere lo zampino rischiando di trasformarla in una tragicommedia. Si tratta appunto dell’approdo – non del tutto imprevisto – in commissione Bilancio della Camera della cosiddetta «legge mancia». Il discusso provvedimento in base al quale vengono assicurati finanziamenti a pioggia nei territori di provenienza dei parlamentari su loro stessa indicazione. È la legge che ha consentito, ad esempio, l’erogazione di un milione di euro per la Bosina, la scuola della moglie di Bossi, segnalata da vari esponenti della Lega. Si tratta di finanziamenti già stanziati (40 milioni per il 2011 e 100 tra 2012 e 2013), contro i quali – a fronte di un atteggiamento più possibilista del Pd, in ragione soprattutto della destinazione di questi fondi – si leva la protesta dell’Udc: «È lunare che si parli ora di legge mancia», critica Gianluca Galletti. «Noi non parteciperemo», assicura secco Bruno Tabacci. «Una parte di questi soldi però – precisa il capogruppo del Pd in commissione Bilancio Pier Paolo Baretta – dovrà essere destinato, circa il 20%, alla ricerca oncologica e un’altra, intorno al 10%, per attività sportive particolari come, ad esempio, le paraolimpiadi».
I partiti d’altra parte appaiono d’accordo, in particolare Pd e Udc, nell’investire la Corte dei Conti dell’autorità per i controlli sui bilanci delle forze politiche. E la stessa Corte si è detta pronta ad esercitare questa funzione, il presidente dell’associazione dei magistrati contabili, Angelo Buscema, si è dichiarato «nettamente contrario» all’istituzione di un’Authority ad hoc:
«L’esigenza di trasparenza – ha osservato Buscema – può essere garantita con le proprie strutture dalla Corte dei Conti che da 150 anni svolge questo tipo di controlli».
Diversi gli esponenti di partito che hanno sottolineato l’esigenza di far presto nel ristabilire un minimo di trasparenza nella nebulosa del finanziamento della politica. Pier Luigi Bersani, in una lettera agli elettori del Pd, ricorda le iniziative legislative già prese in materia dal suo partito e, quanto al clima di sfiducia generalizzata verso la politica, aggiunge: «Non ci sto a essere messo nel mucchio. Da quando il Pd è nato, si fa certificare i bilanci da una società di revisione, la stessa che certifica la Banca d’Italia». Da parte sua, Maurizio Gasparri auspica «tempi brevissimi in Commissione in sede legislativa, in entrambe le Camere. Vanno introdotti – dice il capogruppo del Pdl al Senato – immediati, severi controlli. Si agisca nel giro di pochi giorni».
11 aprile 2012