Entrate eccezionali per pagare la spesa corrente: plusvalenze, fondo immobiliare, ricavi «aleatori» come i permessi di costruire e le multe.
E poi una galassia di società partecipate in perdita che andrebbero controllate e gestite meglio, se non addirittura chiuse. In 34 pagine la Corte dei Conti «tira le orecchie» al Comune di Venezia e raccomanda maggior attenzione sul bilancio. E non inganni il fatto che la pronuncia 226 dello scorso 23 febbraio della sezione di controllo della Corte dei Conti, trasmessa un paio di settimane fa a Ca’ Farsetti (i destinatari sono sindaco, consiglio comunale e revisori dei conti), riguarda il rendiconto di gestione dell’anno 2009, quando ancora c’era Massimo Cacciari. I temi e le osservazioni valgono anche per la situazione di oggi, quando anzi alcune delle società — tanto per non fare nomi: il Casinò — sono in una situazione ancor più difficile rispetto a tre anni fa. La Corte dei Conti ha messo mano ai conti di Ca’ Farsetti nell’ambito dei controlli di routine sui bilanci degli enti locali. «Dall’esame della relazione sul rendiconto 2009 – scrivono i magistrati – emergevano svariate irregolarità, in particolare in ordine a equilibri di bilancio e utilizzo delle plusvalenze e organismi partecipati». Ne è seguito un fitto scambio di corrispondenze, che però non ha convinto troppo i giudici. «L’utilizzo di entrate eccezionali tese al finanziamento della spesa corrente o alla quota capitale di rimborso prestiti, denota, in generale, uno squilibrio gestionale “ordinario” coperto con mezzi “straordinari” – dice il provvedimento – che appare critico e non reiterabile nel tempo». Tanto più che per esempio nel caso delle plusvalenze l’incidenza sulle entrate correnti è del 5,71 per cento. La Corte sottolinea inoltre, per quell’anno, una diminuzione delle entrate (-3,39 per cento) ben superiore alla «non adeguata» riduzione delle spese (-i per cento): a pesare erano stati i 7,5 milioni di eum in meno del Casinò (dai 107 previsti a 99,5) e poi il finanziamento straordinario alla stessa casa da gioco per 20,5 milioni. Nel mirino ci sono poi le partecipate: dalla casa da gioco a Ive, dalla Abate Zanetti alla Nicelli, da Vega a Pmv, fino alle società già in liquidazione, come In Venice e Promomarghera. La situazione più grave è ovviamente quella del Casinò: nella risposta del Comune è citato chiaramente il progetto di «un radicale ripensamento delle modalità di gestione, tra cui anche l’ipotesi di una privatizzazione». Ma è l’intero sistema della «holding Comune» a essere criticato dalla Corte dei Conti. «L’utilizzo di risorse pubbliche, anche se adottato attraverso moduli privatistici, impone particolari cautele e obblighi in capo a tutti coloro che concorrono alla gestione di tali risorse», scrivono i giudici. Che stigmatizzano anche quelle «scelte politiche» che caricano le partecipate di «attività e servizi non remunerativi» per la promozione sociale ed economica. I giudici contabili invitano quindi il Comune a «effettuare un effettivo, continuo e attento monitoraggio sull’andamento della società partecipata, al fine di prevenire fenomeni patologici e ricadute negative sul bilancio dell’ente, come invece risulta dall’analisi della relazione inviata a questa Corte». E infine chiedono di «valutare la permanenza di quelle condizioni di natura tecnica e/o di convenienza economica nonché di sostenibilità politico-sociale che giustificano a monte la scelta di svolgere il servizio e di farlo attraverso moduli privatistici». Insomma, tempi duri per le aziende.
Corriere del Veneto – 11 aprile 2012