Per allineare i propri stipendi a quelli dell’Europa, i nostri parlamentari hanno istituito una Commissione ad hoc.
Voluta dall’ex ministro Renato Brunetta, dal primo settembre è guidata dal presidente dell’Istat Enrico Giovannini. Ma ora la stessa Commissione sulle retribuzioni di parlamentari e amministratori pubblici getta la spugna e Giovannini rimette il suo mandato al governo.
“Nonostante l’intenso lavoro svolto nei mesi scorsi, i vincoli posti dalla legge, l’eterogeneità delle situazioni riscontrate negli altri paesi e le difficoltà incontrate nella raccolta dei dati non hanno consentito alla Commissione di produrre i risultati attesi”, sostengono dalla Commissione Giovannini. La difficoltà maggiore deriva dal fatto che su 30 istituzioni e enti per cui la Commissione stava lavorando, solo 9 hanno un corrispondente nei sei Paesi scelti per il confronto. In più, anche per quei pochi che avevano una buona corrispondenza con quelli degli altri paesi non “non è stato possibile acquisire, per tutti e sei i paesi i dati necessari, né dati con la precisione richiesta, né comunque dati ragionevolmente affidabili sotto il profilo statistico”.
La Commissione, quindi, non può raggiungere l’obiettivo fissato per legge: individuare un livello retributivo europeo, da porre come limite massimo agli stipendi italiani in organi ed enti dello Stato. Il presidente della commissione, comunque, “rimane necessariamente in carica. Qualora il Governo ritenesse che la commissione debba proseguire nei suoi lavori lo si invita ad esprimere tempestivamente il proprio orientamento, anche procedendo ad una nuova nomina dei suoi membri”.
Il Giornale – 4 aprile 2012