Le polemiche non finiscono mai, coi relativi titoloni dei giornali, ma due cose sono certe. Primo, la commissione “Sanità” del Consiglio regionale l’altra sera ha dato il “la” decisivo per votare il nuovo Piano sociosanitario del Veneto, un evento storico che culminerà nel voto finale giovedì prossimo e arriverà in aula per l’esame conclusivo già il 18-19 aprile.
Secondo, lo sblocco è arrivato dopo alcune ore di dibattito vivace ma che è giunto a una conclusione chiara: la riduzione del numero delle Ulss non è un tema che sarà messo in discussione adesso. E la conclusione sta scritta proprio nella modifica dell’articolo 1 del Piano che è stata votata giovedì, quando è stato deciso di scrivere che i bacini ottimali per le Ulss sono «tra i 200 e i 300 mila abitanti», fatta salva «la specificità del territorio montano e lagunare». Il che significa ad esempio che le Ulss più piccole bellunesi e lagunari (Feltre, Chioggia, forse la stessa Adria) hanno il loro “salvagente”. E conti alla mano, significa anche che ad esempio per il Vicentino, che è sopra gli 870 mila abitanti, di fatto le attuali 4 Ulss ci starebbero tranquille: d’altra parte anche se l’Ulss 6 di Vicenza è sopra i 300mila le altre tre non sono distanti dai 200mila. Si profila, è vero, un’ipotesi che potrebbe riguardare l’Ulss “banana” dell’Ovest Vicentino: con il nuovo ospedale di Santorso avrebbe più senso forse che l’area di Valdagno fosse accorpata a quella dell’Alto Vicentino, mentre per Arzigna- no-Montecchio allora sarebbe naturale l’aggregazione a Vicenza. Ma sia chiaro: sono discorsi che, se ci saranno davvero, slittano comunque in là nel tempo, almeno a dopo il 2015. Prima c’è da votare e attuare il nuovo Piano: e la vera rivoluzione – tra ospedali per acuti, per cronici e cure territoriali, starà davvero lì ben di più che nel numero delle Ulss.
1 aprile 2012 – Il Giornale di Vicenza