Un corso ha portato al rilascio dei patentini di ‘coaudiutori del controllo numerico’ dei volatili. L’assessore Colombo: “Interverranno su rischiesta degli agricoltori dopo il nostro via libera”
La Provincia di Como arruola cacciatori per mettere un freno alla proliferazione dei piccioni, dannosi per le coltivazioni e per gli allevamenti. «Abbiamo rilasciato patentini di “coadiutori del controllo numerico del piccione” a chi ha frequentato un corso di formazione sulla biologia della specie e i comportamenti dei volatili – spiega l’assessore provinciale alla Caccia, Mario Colombo – Hanno conseguito l’abilitazione 80 persone che entreranno in azione dalla prossima settimana. Il che però non significa assolutamente che per le colline comasche gireranno pattuglie di cecchini per sterminare i piccioni. Gli agricoltori che vedono le nuove seminagioni particolarmente danneggiate potranno rivolgersi alla Provincia e noi invieremo un cacciatore per un intervento mirato».
Peraltro, rimarca l’assessore, «evidentemente ci saranno abbattimenti, ma lo scopo di questo intervento è anche dissuasivo. Speriamo che gli uccelli, venendo continuamente disturbati dalla presenza umana, decidano di allontanarsi dai campi almeno fino a quando i semi saranno germogliati. Dopo di che il problema non sarà più così grave». La decisione di istituire un corso ad hoc per formare specialisti nella regolamentazione della popolazione dei piccioni è arrivata dopo anni di riflessione e di segnalazioni da parte degli agricoltori: «Abbiamo voluto attendere il più possibile che la situazione cambiasse, ma i danni erano ormai eccessivi. Ogni volta che piccioni, cinghiali e cervi causano problemi alle coltivazioni la Provincia deve intervenire e rimborsare le perdite. Questo incide notevolmente sul bilancio – continua Colombo – E oltre all’aspetto economico, non bisogna trascurare quello igienico».
Attirati dalle sementi usate come mangime per gli animali, i piccioni entrano nelle stalle e le lro deiezioni finiscono nel cibo che viene dato al bestiame, rischiando di causare infezioni e malattie. «Il problema principale è comunque rappresentato dall’animale uomo – conclude l’assessore – In montagna non c’è un sovrappopolamento di piccioni perché là la specie si autoregolamenta in maniera naturale. Nelle città e nelle pianure molto abitate, invece, si trova molto più cibo e di conseguenza proliferano piccioni, ratti e scarafaggi. Ci lamentiamo delle specie infestanti, ma in realtà la più infestante di tutte è la nostra».
«Non sono contrario a prescindere al mantenimento controllato della popolazione dei piccioni, ma la metodologia adottata mi lascia perplesso – commenta Antonio Delle Monache, coordinatore regionale delle guardie venatorie del Wwf per la Lombardia – Gli animali contro cui si spara adesso c’erano già a ottobre. Perché intervenire proprio in questo momento, quando si stanno riproducendo e hanno i piccoli da nutrire? Senza contare il problema legato alla sicurezza: mandare in luoghi abitati persone armate che non sono pubblici ufficiali appartenenti alla polizia provinciale mi sembra decisamente rischioso».