È sottile come quello di una ragnatela il filo cui è appeso il futuro della legge contro la corruzione. Ha rischiato di strapparsi definitivamente più volte negli ultimi giorni mettendo il ddl su un binario morto.
Tant’è che hanno sentito Mario Monti ripetere: «A quelle norme non rinuncio». Un modo per reagire al diktat del Pdl che ha provato con insistenza pressan -te a stoppare per sempre la strada alle nuove regole. Con il Guardasiglli Paola Severino pronta a ripetere: «Io voglio andare avanti, una trattativa è possibile, vedo più che degli spiragli». Con il ministro della Funzione pubblica Filippo Patroni Griffi che dichiara: «Il ddl è una priorità del governo».
Ora che il vertice tra il premier e i segretari èfissato, anche l’agenda della giustizia sirimodula. Intendiamoci: sucorruzionee responsabilità civile dei giudici, ma anche sulle circoscrizioni giudiziarie, i berlusconiani sono intenzionati a cedere il minimo. Tant’è che oggi, al Senato, i due relatori del testo di ratifica della convenzione di Strasburgo sulla corruzione, Giampaolo Bettamio e Alberto Balboni, chiederanno in aula il rinvio. Si tratta solo di una ratifica, proposta dall’Idv (Li Gotti) e dal Pd (Finocchiaro), di un testo vecchio ormai del 1999, ma pure su quella il Pdl vuole un pacchetto unico con le norme penali del ddl parcheggiato alla Camera. I berlusconiani non vogliono sorprese che potrebbero annidarsi perfino in una convenzione. Rinvio è la parola d’ordine del Pdl. Per questo si stanno battendo da settimane. Prima hanno chiesto lo stralcio di tutto l’articolo che riguarda il codice penale. Poi hanno ripiegato su una delega al governo. Ed è su questa — su come verrà formulata e in quali tempi debba diventare operativa — che si sta giocando lo scontro politico. Proprio come avviene per la responsabilità dei giudici, che non deve essere «diretta» (e questo il Pdl lo ha accettato) enon deve riguardare «la manifesta violazione del diritto» (e su questo nicchia). Per agevolare il compito del Guardasigilli, che già giovedì nelle commissioni Affari costituzionali e Giustizia della Camera dovrebbe dare un suo parere, ci sarà un nuovo rinvio, anche sedi pochi giorni. In serata, nel vertice, il ddl contro la corruzione terrà banco. U sarà presa la decisione che tutti già ipotizzano, la delega al governo.
Non è una vittoria, ma non è neppure una sconfitta totale. Certo, sarebbe stato meglio presentare gli emendamenti subito e votarli. Ma su questo gli uomini del Cavaliere sono stati recisi: «Non si fa nulla prima delle amministrative». Solo dopo Severino potrà partire con una trattativa, che si preannuncia estenuante, su nuovi reati, c o mela corruzione tra privati e il traffico di influenze, sull’aumento nel massimo delle pene, sulla prescrizione. Il Pd Massimo D’Alema, in un incontro della fondazione Italiani europei, diceva ieri che «è tempo di fare una legge sui partiti con norme premiali e dissuasive». Con una proposta shock: «Chi candida i corrotti non prende il finanziamento pubblico». Ovviamente, «la corruzione è tema dell’agenda del governo». Il vice presidente del Csm Michele Vietti scrive I’abc della legge: «Allungare i tempi di prescrizione, inasprire le pene nel minimo e nel massimo, correggere il falso in bilancio, garantire impunità a chi denunciano i corrotti, istituire un’autonoma agenzia anti-corruzione». Esigenze messe in rilievo dal procuratore aggiunto di Roma Nello Rossi e da Roberto Garofoli, il capo di gabinetto di Patroni Griffi che presiede la commissione anti-corruzione. Ma alla luce del braccio di ferro del Pdl è irrealistico che il decreto si trasformi in una straordinaria arma di lotta contro la corruzione.
Repubblica – 13 marzo 2012