Il decreto semplificazioni non ha ancora ottenuto il formale via libera della Camera, ma la partita sui nuovi ritocchi da inserire al Senato è già cominciata.
Il correttivo per ritornare al meccanismo originario finalizzato a garantire una dotazione permanente di almeno 600 milioni al fondo spese impreviste del Tesoro, necessario a coprire i primi interventi in caso di calamità, è già pronto. E dovrebbero arrivare anche altre novità sul fronte telecomunicazioni, con un restyling della della liberalizzazione collegata al cosiddetto “ultimo miglio”, che è stata decisa in commissione alla Camera ma su cui L’Agcom ha espresso parere negativo e gli operatori internazionali hanno lanciato l’allarme sul rischio infrazione-Ue. I partiti però, dal Pdl fino alla Lega, sembrano volersi opporre a una marcia indietro sul testo.
Due spine per il Governo, dunque, nella complessa gestione parlamentare dei quattro decreti attualmente in attesa del disco verde delle Camere: liberalizzazioni, semplificazioni burocratiche, semplificazioni fiscali, riassetto ambientale. Senza poi considerare altri temi caldi. Primo fra tutti il nodo banche: la cancellazione dello stop delle clausole sulle linee di credito inserito a Palazzo Madama nel Dl liberalizzazioni è stata di fatto decisa, ma non è ancora stato individuato il veicolo legislativo per renderla operativa. Restano poi aperte altre tre questioni: «esodati», assunzioni insegnanti di sostegno e tesoreria unica.
La matassa più difficile da sbrogliare continua a essere quella delle banche. Anche per effetto delle dimissioni dei vertici dell’Abi, il Governo e i partiti hanno cercato di trovare una soluzione pur nel rispetto delle singole posizioni. L’Esecutivo, con il sottosegretario allo Sviluppo economico Claudio De Vincenti, ha tenuto a rimarcare di non essere mai stato favorevole al ritocco apportato al Senato al decreto liberalizzazioni. Si tratta di una norma «sbagliata e di stampo dirigista», ha affermato De Vincenti, aggiungendo che il Governo «alla luce dell’ampia maggioranza che si era formata al Senato non ha ritenuto opportuno opporsi». Per il Governo, quindi, spetta al Parlamento individuare «le modalità attraverso cui modificare» questa misura.
L’ipotesi più gettonata resta quella di un emendamento al decreto fiscale, che sta cominciando il suo cammino al Senato, ma rimarrebbe il problema di una sfasatura temporale in termini di entrata in vigore rispetto alla norma prevista dal decreto liberalizzazioni (cancellazione delle commissioni sulle linee di credito), giunto a un passo dall’approvazione definitiva. In alternativa c’è l’opzione di un provvedimento ad hoc. Prima però occorre un’intesa tra i partiti.
Sul tema degli istituti di credito ieri è intervenuto il segretario del Pdl, Angelino Alfano, annunciando che la prossima settimana incontrerà i vertici dell’Abi «per dire che il Pdl sta con le banche se le banche stanno con il popolo, noi non saremo contro il popolo perché siamo il popolo e rappresentiamo la gente. Senza le banche – ha aggiunto – il sistema si inceppa, la crisi è di tutti per cui un po’ paghino le banche e un po’ i cittadini».
Un’altra questione calda è quella della limitazione del fondo imprevisti del Tesoro (calamità), decisa in commissione alla Camera per effetto di un emendamento al Dl semplificazioni, che ha creato tensioni tra il Pd e il sottosegretario all’Economia, Gianfranco Polillo. Limitazione che il Governo è ora intenzionato ad attutire.
Rimane poi aperta la questione-esodati: il ministro del Lavoro, Elsa Fornero, bloccando il tentativo di estendere la platea messo in atto durante l’iter parlamentare del “milleproroghe”, aveva annunciato che il problema sarebbe stato risolto con un nuovo provvedimento. La soluzione più probabile sembra essere un intervento da raccordare con la riforma del mercato del lavoro su cui è in corso il confronto tra Governo e parti sociali, ma resta ancora da da individuare l’eventuale copertura, ovvero le risorse (diverse centinaia di milioni) necessarie per far scattare il salvagente allargato.
Più scontato appare l’esito della partita su scuola e tesoreria unica. Il Pd potrebbe tornare alla carica al Senato sull’assunzione degli insegnanti ma il compromesso raggiunto faticosamente alla Camera sembra destinato a tenere. Sulla tesoreria unica il Governo ha già fatto sapere agli enti locali di non essere disposto a dietro-front, anche se non è del tutto esclusa una limitazione temporale dell’intervento.
ilsole24ore.com – 12 marzo 2012