Aggravi per oltre 3 miliardi di euro dall’aumento dell’Iva, che peseranno sul carrello della spesa fino al 14 per cento
Produzione in flessione consumi al palo, fatturato in rialzo ma sotto il tasso di inflazione. Chiude così il 2011 l’industria alimentare italiana, pronta ad affrontare un 2012 che non promette nulla di buono. È il quadro tracciato dalla Federalimentare che, tra bilanci e previsioni, lancia anche l´allarme fisco.
L´ulteriore aumento dell´Iva sui prodotti alimentari, andrebbe a pesare 3 miliardi di euro, aggravando fino al 14% il carrello della spesa. I consumi, infatti, rimarrebbero fermi a 208 miliardi, registrando una sostanziale perdita in termini reali del -2,5% in quantità, più sentita per le famiglie a basso reddito, dove il peso dell´alimentare sulla spesa complessiva sale dal 17% fino al 25-30%. E questo senza contare i danni che deriverebbero dall´ introduzione della «Food tax», la nuova tassa su cibi e bevande. «Si prospetta una manovra su un comparto caratterizzato da consumi già recessivi, con misure che colpirebbero il carrello della spesa dei generi di prima necessità», ha detto il presidente di Federalimentare, Filippo Ferrua Magliani, fortemente contrario «all´ennesimo prelievo fiscale che avrà inevitabili ripercussioni sul potere d´acquisto degli italiani prima, e dell`inflazione poi».
I numeri del 2011 rispetto al 2010 parlano chiaro: la produzione cala dell´1,7%, il valore del fatturato cresce del 2,4% al di sotto del tasso di inflazione (+3,2%), attestandosi a 127 miliardi di euro, i consumi interni al palo a 208 miliardi di euro (-2% in termini reali).
Quanto alle previsioni per il 2012 stime in flessione per la produzione (-1,2%) e consumi (-1,6% in termini reali).
A fronte di questa debacle, l´export cresce del 10%, chiudendo l´anno a 23 miliardi con un saldo attivo della bilancia commerciale di oltre 4 miliardi di euro; il 2012 potrebbe chiudere a 25 miliardi, con una crescita dell´8,7%, percentuale che si fermerebbe al 7% in caso venisse introdotta la «Food tax».
Nel 2011 l´industria alimentare si è confermata, con i suoi oltre 410 mila dipendenti, il secondo settore manifatturiero d´Italia dopo la meccanica ed è al terzo posto in Europa, con una prevalenza significativa di piccole e medie imprese: su 6.300 imprese, una trentina sono di grandi dimensioni, circa 200 sono medie e le restanti 6 mila piccole, se non piccolissime 10 addetti in su.