Partirà il 22 marzo la consultazione pubblica sul valore legale del titolo di studio, annunciata a fine gennaio dal presidente del Consiglio Mario Monti.
Studenti, professori, lavoratori, imprenditori: chiunque vorrà potrà dire la sua, collegandosi al sito internet del ministero dell`Istruzione dove ci sarà una pagina dedicata. La discussione resterà aperta una ventina di giorni, un tempo non lungo ma sufficiente per avere il polso della situazione e poi decidere se andare avanti oppure no.
Il tema della discussione sarà la riforma prima annunciata e poi congelata dal governo. Il premier Monti non ha mai fatto mistero della sua posizione favorevole a un cambiamento. E ha, più volte citato gli scritti di Luigi Einaudi sull`argomento, a partire da quello più conosciuto, Per l`abolizione del valore legale del titolo di studio. L`idea era quella di superare la situazione attuale che mette i titoli di studio tutti sullo stesso pia- no, dando lo stesso valore di legge, ad esempio, alla laurea di una buona università e a quella presa in un ateneo telematico.
L`obiettivo era avvicinarsi al modello americano, dove a stabilire il valore di un titolo di studio è la reputazione di chi ci mette il timbro e la firma. Il Consiglio dei ministri dello scorso 27 gennaio avrebbe dovuto fare il primo passo in questa direzione, inserendo nel decreto sulle semplificazioni una norma che avrebbe ridotto il peso del voto di laurea nei concorsi pubblici.
Un 110 e lode ha un significato diverso a seconda dell`università che lo assegna, ma se nel settore privato tutti lo sanno, nei concorsi pubblici facciamo finta (per legge) che non sia così. Quella misura, però, non è passata.
Dopo le proteste degli studenti, le perplessità dei professori, e le critiche dei sindacali, anche tra i ministri c`erano stati parecchi dubbi.
Alcuni temono che una riforma del genere non innescherebbe un meccanismo virtuoso di concorrenza fra scuole e università ma, più semplicemente, lascerebbe fuori chi le scuole e le università migliori non se le può permettere.
«Abbiamo scoperto che è un tema più complicato di quanto possa sembrare» aveva detto il presidente del Consiglio al termine di una seduta di sei ore, annunciando poi la consultazione pubblica. Un modo per aprire la riforma al contributo dei cittadini. Ma anche il rischio di sedersi a un tavolo per non decidere mai. Tanto più che dopo l`annuncio c`era stata la tentazione di lasciar perdere, visto il rischio che dalla consultazione pubblica arrivasse una valanga di no.
Si parte, invece, anche se restano da definire molti particolari. La discussione prenderà il via da un documento che sarà pubblicato sul sito del ministero dell`Istruzione, forse con un link da quello di Palazzo Chigi. Per esprimere la propria opinione sarà obbligatorio registrarsi con nome e cognome, in modo da evitare i voti multipli. Non si chie- derà un sì o un no secco sull`abolizione del valore legale del titolo di studio, significherebbe ridurre a un referendum di pancia un tema molto complesso.
Ma non è stato ancora deciso quale strada imboccare tra le due ipotesi messe sul tavolo: un questionario a risposta multipla, cioè far barrare la casella della frase che più si avvicina al proprio pensiero, oppure lasciare ai partecipanti la libertà di scrivere direttamente le loro opinioni. Per espressa indicazione del ministro Francesco Profumo la consultazione sarà preceduta da una campagna di comunicazione che utilizzerà anche i social network come Facebook e Twitter. Un modo per stimolare i giovani a partecipare.
11 ministero dell`Istruzione e la presidenza del Consiglio non fanno stime su quante persone parteciperanno alla consultazione. Né sui tempi per le tappe successive del progetto. Ma almeno adesso c`è una data di partenza.
Corriere della Sera – 3 marzo 2012