Le Casse di previdenza vogliono fare di più per i professionisti. È questo il monito lanciato dal presidente dell’Associazione degli enti di previdenza (Adepp) lanciato durante il Professional Day di ieri.
Per Andrea Camporese, infatti, la vera sfida «sarà quella di trovare una nuova forma di welfare, perché nel tempo ci sarà bisogno di una nuova forma di assistenza che però non sarà supportata dallo stato. Questo non vuol dire ovviamente confondere assistenza con previdenza. Ma mi pare opportuno ricordare che non basta parlare solo di sostenibilità». Per Camporese occorre affrontare il tema della crescita, senza la quale non si può fare previdenza. Ma ancora prima però c’è da adempiere alla riforma Monti-Fornero che chiede agli enti dei professionisti una sostenibilità a 50 anni. Una norma che sta creando non pochi problemi alle Casse. Per Giampaolo Cresca, numero uno degli attuari, è infatti una disposizione tecnicamente inapplicabile se non si dà agli istituti pensionistici la possibilità di utilizzare nei calcoli il patrimonio a disposizione. «In occasione del Professional Day», ha detto Giuliano Cazzola del Pdl, «intendo denunciare un atteggiamento oggettivamente discriminatorio nei confronti della previdenza dei liberi professionisti. Avevo presentato, insieme al collega Nedo Poli, un emendamento al decreto semplificazioni che avrebbe permesso alle Casse privatizzate di tener conto anche dei rendimenti del loro patrimonio nel formulare i bilanci attuariali cinquantennali richiesti dalla riforma Fornero. Ciò allo scopo di consentire alle Casse stesse, che devono redigere tali bilanci entro il prossimo mese di settembre, di avere indicazioni chiare, in tempo utile, su di un tema importante per l’equilibrio dei regimi. L’emendamento è stato dichiarato inammissibile benché non comportasse oneri per la finanza pubblica. Nulla di male, se non fosse perché sia la camera sia il senato si sono avvalsi, senza problemi, ma impropriamente, del decreto milleproroghe per modificare alcuni aspetti, che pur meritavano di essere rivisti, della riforma delle pensioni del lavoro dipendente e autonomo voluta dall’attuale governo». Sulla possibilità di utilizzare i patrimoni per i fini della sostenibilità, si è espresso anche Alberto Oliveti dell’Enpam (medici). «Con il nostro patrimonio accantonato», ha detto, «siamo in grado di poter dare delle garanzie che oggi il sistema pubblico non è in grado di dare». Anche perché, come ha sottolineato il numero uno degli enti biologi, Sergio Nunziante, «non sarà con il passaggio al metodo contributivo per tutti che si salveranno le pensioni dei professionisti se poi questi ultimi saranno costretti a vivere con assegni da fame».
ItaliaOggi – 2 marzo 2012