Le professioni potranno cogliere l’occasione della riforma degli ordinamenti, entro il 12 agosto, per fusioni e accorpamenti. Lo prevede l’emendamento del Governo al decreto legge-liberalizzazioni, votato nella seduta notturna di lunedì in commissione Industria al Senato.
Due le condizioni fissate dalla legge: che l’operazione sia volontaria e che coinvolga professioni le quali svolgono attività similari. La novità va a incidere sul decreto legge 138, articolo 3, comma 5. La misura – anche se i tempi sono molto stretti – potrebbe consentire a geometri, periti industriale e agrari di arrivare all’Albo unico dei tecnici. L’ostacolo da superare è costituito dalla regolamentazione per i laureati triennali: oggi gli iunior possono optare per l’abilitazione agli Albi dei “vecchi” diplomati o dei laureati e sono contrari a essere convogliati, obbligatoriamente, verso l’Albo di geometri e periti. Anche perché – come ha recepito il Consiglio di Stato, con la sentenza 686/2012 – i laureati triennali non si riconoscono nei geometri o nei periti. Si vedrà se l’opportunità consentita ora dalla legge potrà essere sfruttata.
Per il resto il nuovo articolo 9 del decreto legge liberalizzazioni conferma (si veda anche «Il Sole 24 Ore» di ieri) la riscrittura dell’iter per determinare il corrispettivo delle prestazioni. Cancellate le tariffe, il ministero della Giustizia avrà 120 giorni per definire i parametri per i giudici che devono liquidare le parcelle.
L’eventuale riferimento del professionista ai parametri non costituisce più nullità del contratto. In ogni caso, la misura del compenso deve essere resa nota al cliente con un preventivo di massima; deve essere adeguata all’importanza dell’opera e va pattuita indicando per le singole prestazioni tutte le voci di costo, compresi spese, oneri e contributi.
L’altra novità degli emendamenti riguarda le società. «Il socio professionista può opporre agli altri soci il segreto concernente le attività professionali a lui affidate». Una previsione che dovrebbe mettere al riparo, rafforzando gli ordinamenti professionali, gli iscritti agli Albi da eventuali sconfinamenti dei finanziatori.
Per quanto riguarda la composizione del capitale è confermato che i soci finanziatori potranno avere al massimo il 33% delle partecipazioni o dei diritti di voto. I professionisti devono avere la garanzia dei due terzi: questa condizione è vincolante e il mancato rispetto determina la cancellazione dall’Albo della società. La sanzione presuppone il fatto che nascano sezioni degli Albi dedicati alle società che hanno per oggetto sociale lo svolgimento di un’attività professionale. Prima della cancellazione è previsto un periodo di sei mesi in cui sarà possibile rimettersi in regola. I decreti che disciplineranno le società – entro maggio dovrebbe arrivare la regolamentazione della Giustizia, di concerto con l’Economia – fisseranno le procedure di allarme circa il superamento del limite, con l’individuazione anche della decorrenza dei sei mesi per riportarsi nelle soglie.
ilsole24ore.com – 29 febbraio 2012