L’economia nel mondo continua ad andare a ritmo «moderato» e in modo non omogeneo tra i paesi avanzati dove la crescita è debole e quelli emergenti dove invece è forte seppure in frenata.
C’è qualche segno positivo in più rispetto ai mesi scorsi ma ci sono anche «alti» rischi di ribasso, primo fra tutti la dinamica del prezzo del greggio che nelle ultime settimane è schizzato a 125 dollari a barile per le tensioni geopolitiche sull’Iran e che dovrà essere sottoposta a stretta «vigilanza». E’ la diagnosi dei ministri delle Finanze e dell’Economia e dei governatori delle banche centrali dei 20 Paesi più ricchi del mondo, riuniti nella capitale messicana.
A soffrire di più con la recessione in casa è l’Europa. Anche se l’euro è «ora più sicuro, perché sembra essere tornata la fiducia sui mercati», come ha detto il presidente della Bce, Mario Draghi, nella conferenza stampa al termine del vertice. Secondo Draghi l’Europa «ha stabilizzato» la situazione economica nel suo complesso rispetto all’ultima parte del 2011 anche «se ci sono differenze fra alcuni Paesi dove c’è una recessione mild», tenue. Il numero uno di Eurotower, secondo il quale l’Europa per le riforme strutturali dovrebbe «seguire l’esempio della Germania», è tornato poi a soffermarsi sul modello sociale europeo per chiarire meglio la sua analisi. Un’analisi diretta ad affrontare più direttamente il problema dell’occupazione. Il modello sociale, ha affermato, andrebbe rivisto in alcuni paesi dell’Europa perché «protegge il posto di lavoro e non i lavoratori». Con la conseguenza di provocare una massa di disoccupati soprattutto quando l’economia va male.
Richiama per l’Italia la «recessione mild» anche il viceministro per l’Economia, Vittorio Grilli: «Faremo del nostro meglio per sconfessare le stime più pessimistiche» di caduta del Pil, ha aggiunto segnalando anche il significativo cambio di atteggiamento dei mercati e degli altri paesi del G20. Rispetto alla riunione di Cannes, in cui l’Italia era stata messa sul banco degli imputati, «il clima è nettamente cambiato» tanto da non rendere così urgente la sorveglianza del Fmi decisa in quell’occasione. La visita degli ispettori di Washington ci sarà ma «il contesto è cambiato: per tutti è più importante vedere che facciamo le cose piuttosto che verificare che le facciamo» ha detto. I paesi del G20, ha aggiunto, hanno espresso «apprezzamento» per le misure di risanamento dei conti varate dall’Italia e per «il ritmo incalzante» con cui si è mosso il governo. Anche se nel comunicato finale del vertice spicca il riconoscimento per «l’importante progresso» fatto dall’Europa nel suo complesso.
A far discutere ministri e governatori a Città del Messico è stata però non l’analisi macroeconomica, ma la costruzione della rete di sicurezza, il cosiddetto firewall, una difesa da non meno di 2 mila miliardi di dollari, per l’Europa a cui viene ancora chiesto di fare di più per uscire dalla crisi in cui è caduta. In particolare è stata rinviata al summit di aprile in concomitanza con le riunioni primaverili del Fmi di Washington, la decisione sul rafforzamento delle risorse che dovrà mettere a disposizione il Fondo per gli eventuali interventi anticrisi nel Vecchio Continente perché il G20, su spinta di Stati Uniti, Regno Unito e anche i paesi emergenti, i cosiddetti Brics (Brasile, Russia, India, Cina e Sudafrica), chiede che prima siano rafforzati e resi operativi gli strumenti di intervento europei (Efsf e Esm). A questo proposito la Germania ha ribadito che la decisione sul potenziamento del Fondo salva Stati è prevista per marzo, ma non necessariamente per la riunione del Consiglio del prossimo fine settimana a Bruxelles come era stato detto, visto che il mese, ha chiarito il ministro tedesco Wolfgang Schaeuble, «ha trentun giorni». Insomma il governo di Angela Merkel vuole temporeggiare tenendo anche conto che deve — e l’appuntamento è per oggi — far prima accettare al parlamento tedesco il secondo pacchetto di aiuti per la Grecia e quindi anche il nuovo fiscal compact europeo
Corriere della Sera – 27 febbraio 2012