Dagli incontri tra Regioni e ministro della Salute emerge un quadro drammatico della Sanità italiana, caratterizzata da sprechi e cattiva organizzazione.
Esistono 21 sistemi, alcuni virtuosi e altri che, invece, sperperano e che cercano di rientrare dai bilanci in rosso, con tagli che colpiscono i cittadini.
È scritta nelle relazioni periodiche sui piani di rientro dal deficit delle Regioni la verità sui molti disastri sanitari. Basta scorrere le conclusioni dei vari tavoli tecnici tra Regioni ed esperti del Ministro della Salute per scoprire un quadro spesso drammatico, caratterizzato da sprechi e cattiva organizzazione. I documenti che attestano lo sfacelo sono nelle mani delle sanità locali. Analizzando l’andamento dei disavanzi delle Regioni, obbligate a risanare i conti, si comprendono le cause di una sofferenza molto più profonda di quella culminata negli episodi drammatici delle ultime settimane a Roma. L’impressione è che il peggio debba ancora arrivare. E che quanti elogiano il sistema sanitario italiano come il migliore del mondo dovrebbero ricredersi. Non si dovrebbe più parlare di equità. Esistono 21 sistemi. Alcuni virtuosi e affidabili come Lombardia, Veneto, Toscana, Emilia Romagna e Marche che tendono al pareggio. Altri che invece sperperano. La sintesi del 25 gennaio sui primi tre trimestri del 2011 contiene giudizi che tendono al brutto. Le strategie di contenimento delle 8 indisciplinate in rosso hanno portato qualche risultato. Per i cittadini però solo dolori, a tagli e chiusure non sono seguite azioni di riqualificazione. C’è ancora molto da fare. Lo sblocco dei fondi trattenuti dal governo (il 10% del budget complessivo) è stato riconosciuto solo a Calabria e Puglia, niente soldi a Lazio, Campania, Abruzzo, Molise, Piemonte, Sicilia che però ha attuato un piano molto efficace. Le azioni economicamente più efficaci sono state ovunque il blocco del turnover con conseguente stop alle assunzioni incontrollate, centralizzazione dei bandi per l’acquisto di beni e servizi, taglio dei posti letto non compensati però da altre forme di assistenza. I cittadini la stanno pagando cara. «Stiamo lavorando con le Regioni per migliorare la rete di ambulatori e strutture alternative all’ospedale ed entro aprile sarà pronto un piano per i pronto soccorso», dice il ministro della Salute, Renato Balduzzi. Respinge il voto negativo Renata Polveri-ni, governatore del Lazio: «Il tavolo di dicembre non si è concluso e le conclusioni ci sorprendono. Stiamo lavorando bene specie nel settore degli acquisti. Su io gare abbiamo risparmiato 35o milioni in 3 anni e da questi interventi ci aspettiamo molto». L’obiettivo è ridurre il disavanzo a 84o milioni nel 2011 e 65o quest’anno: «Ce la faremo. La qualità dei servizi? Il processo di rientro dal debito è più lento della riorganizzazione delle cure». Luciano Bresciani, assessore della «virtuosa» Sanità Lombarda contesta il meccanismo dei piani: «Non funziona, sono una scusa. Per noi mantenere il pareggio sarà sempre più dura. L’unica via è agire sulle cure inappropriate, dove abbiamo già fatto moltissimo».
Margherita De Bac – Corriere della Sera – 27 febbraio 2012