Emendamenti del Governo per tranquilizzare le categorie. Controllo della società in capo ai soci professionisti. Sopravvivenza delle tariffe per altri quattro mesi. Meno vincoli sul preventivo scritto.
Prendono forma gli emendamenti del Governo sul fronte delle professioni e servono a fare chiarezza su alcune incertezze e a provare a tranquillizzare le categorie mentre oggi l’avvocatura scende in sciopero, l’astensione dalle udienze proseguirà anche domani e altri tre giorni sono in programma a fine marzo in coincidenza con il congresso straordinario di Milano, e la prossima settimana si annuncia il professional day unitario nelle piazze. Domani, a Roma, è in programma il primo giorno della manifestazione nazionale dei legali italiani, indetta dall’Organismo unitario dell’avvocatura, la rappresentanza politica forense, «contro le liberalizzazioni selvagge e la rottamazione della giustizia e per la riforma e modernizzazione della macchina giudiziaria e della professione forense».
Nel mirino l’articolo 9 del decreto sulle liberalizzazioni che reca disposizioni sulle professioni regolamentate. Su uno dei fronti più caldi, quello delle società professionali, dove è previsto ora l’ingresso anche di soci di capitali, il Governo si muove con cautela, senza forzare una situazione che molto preoccupa i professionisti. L’orientamento è quello di lasciare in mano ai soci non professionisti soltanto un massimo di un terzo dei voti necessari all’approvazione delle delibere assembleari.
Una quota di controllo dei due terzi resterebbe così in capo solo ai professionisti. Basterà come garanzia rispetto a indebite ingerenze? Forse, ma i timori delle professioni facevano leva anche su riservatezza, trasparenza e autonomia delle scelte. E, poi, una società con questa fisionomia risulterà comunque appetibile anche dagli investitori?
Per quanto riguarda le tariffe si pensa a una sopravvivenza di quattro mesi, come punto di riferimento per l’autorità giudiziaria nella liquidazione delle spese. Un periodo di tempo che il ministero della Giustizia dovrà utilizzare per la redazione dei parametri che, a regime, dovranno prendere il posto delle tariffe, soppresse a quel punto a tutti gli effetti. La versione originaria del decreto sulle liberalizzazioni, infatti, abroga le tariffe delle professioni, ma prevede un’eccezione per i casi in cui è obbligatoria la liquidazione da parte di un organo giurisdizionale, di un tribunale in altre parole. In questi casi, infatti, il compenso continua a essere stabilito secondo alcuni parametri stabiliti con decreto del ministero della Giustizia.
L’emendamento servirà così a risolvere una situazione di obiettiva incertezza che aveva interessato i tribunali, alle prese con la cancellazione delle tariffe decisa con il decreto legge ma con la contemporanea assenza dei parametri ministeriali. Molti uffici avevano fatto di necessità virtù e proposto un insolito fai-da-te: chi, dove c’erano, faceva riferimento ad accordi tra tribunale e avvocati, chi interpretava le norme a suo modo e scommetteva sulla resistenza delle vecchie tariffe. Con questa scelta almeno la fase transitoria dovrebbe essere più chiara.
L’obbligo di presentazione di un preventivo in forma scritta (si specificherà pertanto che la forma scritta è necessaria) rimane. Il Governo lo considera un elemento importante per consentire ai cittadini di formarsi un’opinione fondata sul valore delle prestazioni del mercato dei servizi. Ma a venire cancellata dovrebbe essere la rilevanza disciplinare della mancata presentazione.
Come rimane in piedi la possibilità di svolgere il tirocinio professionale nella parte terminale degli studi universitari. Su questo versante però si punta a reintrodurre un obbligo di remunerazione a vantaggio dei giovani al loro primo impiego in uno studio professionale
ilsole24ore.com – 23 febbraio 2012