L’Oms, con l’aiuto di esperti di influenza e di salute pubblica, ha preso la decisione di non bandire la ricerca sul supervirus, confermando anche l’utilità indiscutibile della pubblicazione integrale dei due studi già ultimati. Ma resta ancora da sciogliere il nodo della sicurezza.
La ricerca sui ceppi letali dell’aviaria geneticamente modificati in laboratorio non va fermata perché potrebbe essere utile per tutelare la salute pubblica. Questa la decisione presa dall’Oms durante l’incontro preliminare a Ginevra che ha avuto luogo il 16 e 17 febbraio. Gli studi non vanno dunque banditi, ma la pausa della ricerca, proposta dagli stessi gruppi che avevano ottenuto il virus altamente contagioso tramite 5 modificazioni, è stata prolungata, per dare modo alla comunità scientifica di discutere più approfonditamente i temi etici portati alla luce.
La decisione è stata presa da un gruppo ristretto di esperti di influenza e di salute pubblica,in un meeting organizzato dall’Oms in attesa del più grande forum proposto dalla comunità accademica. “Circa il 60% di tutte le persone che sono state infettate dal virus di H5N1 sono morte”, ha spiegato Keiji Fukuda dell’Oms. “Data l’alta mortalità associata a questo ceppo, tutti i partecipanti al meeting hanno sottolineato la necessità di non fermare la ricerca in questo campo: abbiamo bisogno di capire bene questo tema che pone una così grande preoccupazione nel mondo accademico”, ha commentato. “I risultati della ricerca, tanto discussi, hanno reso lampante il fatto che potenzialmente questo virus potrebbe diffondersi in maniera molto più semplice e dunque che dobbiamo prepararci”.
Il meeting era stato organizzato per facilitare la discussione sulle sorti dei due studi terminati nel 2011 e mai pubblicati, che spiegavano come fosse possibile tramutare il normale virus dell’influenza aviaria in un ceppo altamente patogeno. Ad esso hanno preso parte tutti i ricercatori che hanno condotto i due lavori, gli esponenti dei giornali che sarebbero interessati alla pubblicazione, i finanziatori delle ricerche, alcuni rappresentanti delle nazioni che hanno fornito il virus di partenza, esperti di bioetica e i direttori dei laboratori dell’Oms specializzati in influenza o che collaborano con essa.
Gli addetti ai lavori convocati dall’Oms sono anche giunti alla conclusione che ritardare la pubblicazione delle ricerche, ma per poi pubblicarle nella loro interezza, apporterebbe un beneficio maggiore alla salute pubblica che non diffondere in fretta solo parte degli studi. “Dal punto di vista dei benefici alla comunità i due studi potrebbero essere utilissimi”, ha aggiunto Fukuda. “Ma ci sono anche delle preoccupazioni legittime che li accompagnano, che devono essere sciolte prima della pubblicazione”.
In particolare l’Oms ha individuato la necessità di migliorare la consapevolezza e l’informazione della società rispetto a questo tipo di ricerche, nonché promuovere la revisione dei laboratori riguardo aspetti come la biosicurezza.
Quotidiano sanita.it – 22 febbraio 2012