Gli ammortizzatori sociali in Italia coprono soltanto il 30% di chi è senza occupazione. II record In Olanda la copertura di chi viene espulso dal sistema produttivo è totale
L’ultima indagine realizzata dal Ministero del Lavoro, stima che il sistema degli ammortizzatori sociali, in Italia, copre non più del 30% del totale dei disoccupati attraverso sussidi di varia natura. Più o meno la stessa misera quota di Bulgaria e Grecia. Non a caso i soli Paesi europei, insieme al nostro, dove manca il salario minimo garantito e se non hai occupazione o una pensione, lo Stato non prevede alcuna forma di sostentamento. II risultato è che, numeri dell’Ue alla mano, il welfare italiano è agli ultimi quattro posti nel continente in fatto di copertura sociale. Per dire, gli ammortizzatori in Svezia e negli altri paesi scandinavi coprono oltre il 70% dei senza lavoro, la Francia arriva al 60%, il Belgio al 50%, e la Germania al 45%. Una differenza che si scarica drammaticamente sui lavoratori a spasso perché, secondo un’indagine di Bruxelles, nel 90% delle famiglie monoreddito italiane, la perdita dello stipendio vuol dire, nel giro di un solo anno, galoppare rapidamente verso l’area della povertà. Un rischio che nel resto d’europa tocca appena la metà dei nuclei.
Nell’area della moneta unica, certifica Eurostat, i disoccupati sono poco meno di 16 milioni. Ma es-serio a Berlino, Parigi o Londra è meno grave che a Roma. La spesa pubblica italiana per ammortizzatori sociali è di 3 punti inferiore rispetto al Pil in confronto alla media europea. Un differenziale non irresistibile, certo. II problema, poi, è che quello che viene investito su questo capitolo finisce in pochi, limitati, canali. Tagliando invece fuori la grande maggioranza. Soprattutto precari, lavoratori lasciati a casa da Pmi in crisi, partite Iva e collaboratori a progetto. Infatti chi rientra in uno degli schemi previsti in Italia per chi è in difficoltà (Cig, Cigs e cassa integrazione in deroga, innanzitutto) porta a casa in media il 68% dell’ultima retribuzione durante la fase in cui viene assistito. Una percentuale rara altrove (con l’eccezione della Danimarca) nel vecchio continente. Dove di regola si prende meno, è vero. Ma quel meno lo prendono molte più persone, spesso per un periodo di tempo pii, ampio. E senza troppe formalità burocratiche. In Germania c’è l’indennità di disoccupazione ed è sufficiente aver goduto di una copertura di soli 12 mesi negli ultimi 2 anni. Se si perde il lavoro, diritto al 67% dell’ultimo stipendio netto nel caso in cui si hanno figli e al 60% in tutte le altre circostanze. Ci sono tutele anche per chi è alla ricerca del primo lavoro (ed è quindi senza versamenti) con un sussidio di 359 euro al mese. In Francia, c’è il sistema del sussidio generale. Per quello minimo basta aver versato contributi per almeno 4 mesi negli ultimi 28 mesi. Si ha invece diritto a un’indennità più sostanziosa (regime di solidarietà) nel caso si siano versati almeno 5 anni di contributi negli ultimi 10 anni. Il sussidio può essere erogato, a seconda della durata dei contributi versati, per un periodo variabile tra i 4 mesi e i 2 anni (3 per chi ha più di 50 anni). Si prende una percentuale del 40,4% del salario giomaliero più 10 euro o il 57,4% del salario giomaliero. Il minimo è 27,66 euro al giorno. In Gran Bretagna vige unsistemaduale. Leindennità di disoccupazione sono legate alla perdita del lavoro o al fatto di disporre di un reddito insufficiente. Chi ha perso il lavoro (ed ha alle spalle una contribuzione) ha diritto a 67,50 sterline a settimana se ha più di 25 anni e a 53sterline se ha tra i 18 e i 24 anni per 6 mesi. Con possibile proroga se si dimostra di aver cercato invano una occupazione. Per chi cerca lavoro senza avere alcun reddito, si ha diritto a 80,75 sterline a settimana se si è minorenni. E a 106 sterline se si è maggiorenni. Non c’è limite di durata per il sussidio ma si deve dimostrare di aver cercato lavoro e si perde il diritto quando si rifiuta un posto offerto dallo Stato. Più severe le regole in Spagna. Per l’indennità di disoccupazione è necessario aver lavorato almeno tre anni negli ultimi sei. C’è poi un sussidio di “assistenza” con un minimo di tre mesi di contribuzione. L’indennità di disoccupazione è pari al 70% della base contributiva media degli ultimi sei mesi. Questa percentuale scende, dopo i primi sei mesi, al 60%. Molto più generoso il sistema olandese. Ad Amsterdam, la copertura per chi è senza lavoro è totale sull’intera popolazione attiva. E con un buon numero di contribuzione alle spalle, si può arrivare a percepire, per 5 anni, fino al 70% dell’ultimo stipendio.
Il Mattino – 20 febbraio 2012