Il mercato del lavoro in Italia è segmentato, ha un sistema di sostegno alla disoccupazione squilibrato ed è segnato da forti disuguaglianze tra le generazioni.
Il team di esperti della Unione europea non è ancora arrivato – sarà in Italia tra il 16 e il 24 febbraio – ma ha già le idee chiare sulle problematiche del nostro Paese in tema di lavoro.
Composto da una decina di esperti in occupazione, formazione, politica regionale, il team darà i primi risultati entro marzo. Risultati che saranno presentati a Barroso al vertice dell’ 1 e 2 marzo. ”La disoccupazione giovanile, in Italia, è causata da molti fattori – ha comunicato la Commissione Ue alla presentazione del team – tra cui la segmentazione del mercato del lavoro e un sistema squilibrato di sostegno alla disoccupazione che ha creato diseguaglianze tra le generazioni”.
L’Italia è, infatti, tra gli otto Paesi con la disoccupazione più elevata d’Europa e con circa il 30% di fondi Ue non utilizzati. L’Ocse ha comunicato che la disoccupazione nell’Eurozona, a dicembre 2011, è rimasta stabile al 10,4% ma ha specificato che questa media, nasconde differenze importanti tra Paesi: la disoccupazione resta “molto elevata” nei Paesi periferici della zona euro, con un picco del 22,9% in Spagna, mentre è “relativamente contenuta in Austria (4,1%), Olanda (4,9%) e Germania (5,5%). In Italia, il tasso ha registrato un lieve aumento, dall’8,8% all’8,9%.
Un altro elemento che rende singolare la situazione italiana è “l’elevatissimo numero di disoccupati laureati”. Per questo gli esperti di Bruxelles punteranno soprattutto a promuovere strumenti come l’apprendistato, che possono aiutare nell’immediato a traghettare nel mondo del lavoro i giovani che hanno finito di studiare. “Più a lungo i giovani sono senza lavoro e più è difficile inserirli su piazza”, spiegano le fonti, ricordando come in Italia ci sia anche un problema geografico, ovvero “divisioni regionali enormi”, con i giovani che al Sud lasciano la scuola presto, e si ritrovano quindi senza formazione, mentre al Nord il problema ce l’hanno le piccole e medie imprese che non riescono ad accedere ai fondi Ue e quindi devono licenziare per tagliare le spese. La squadra di Bruxelles lavorerà con la Presidenza del Consiglio, con i sindacati ed i rappresentanti del mondo imprenditoriali.
Il Fatto quotidiano – 14 febbraio 2012